In Italia gli insegnanti svolgono un orario settimanale in linea con la maggior parte dei paesi europei: l’Ocse ci dice che nella scuola primaria le 22 ore di insegnamento superano la media europea, pari a 19,6 ore; alle medie i nostri docenti stanno dietro la cattedra 18 ore a settimana, contro le 16,3 Ue; alle superiori l’impegno si equivale. A ricordarlo è l’Anief, in risposta a un documento dell’associazione ‘TreElle’ sulle linee guida della riforma, nel quale si sostiene che il numero di ore di lavoro settimanali dei docenti italiani, va “se possibile esteso” perché sarebbe il più basso dell’area Ocse.
“È tutto dire – risponde il sindacato autonomo – che in Paese come Germania e Francial’orario di insegnamento è inferiore a quello dei docenti che operano nella nostra penisola. Rispetto all’area Ocse il quadro non cambia molto: in Italia 770 ore alla primaria, contro le 790 di tutti i Paesi appartenenti; da noi 630 nella secondaria di primo grado contro i 709 Ocse; alle superiori 630 contro 664. E anche se si vanno a confrontare le ore aggiuntive alle lezioni – preparazione e correzioni dei compiti, esami, colloqui con le famiglie, consigli di classe, scrutini – risulta che i nostri insegnanti dedicano alla loro professione quasi 39 a settimana”.
Il probante impegno citato dall’organizzazione sindacale è supportato da una recente tabella pubblicata dal Corriere della Sera, nel quale vengono elencati gli impegni extra-didattici del corpo docente. Le 39 ore, secondo quanto riportava qualche giorno fa il primo quotidiano nazionale italiano, sarebbero anche di più: nelle voci citate nell’elenco, infatti, non sono riportate né le ore impegnate settimanalmente per seguire i progetti scolastici, né quelle per svolgere l’attività di coordinatore di classe.
A sostegno di questo conteggio vi sono anche gli impegni di ore conteggiati qualche mese fa dalla Giunta provinciale dell’Alto Adige, che ha commissionato una ricerca su 5.200 docenti dei 7.400 della provincia trentina: ebbene, anche da questo studio è emerso che i docenti interpellati lavorano in media 1.643 ore annue, esattamente il doppio delle 18 ore di lezione alle superiori. La ricerca ha detto anche che i prof delle scuole superiori, con 1.677 ore annue, lavorano poco più di quelli delle medie (1.630 ore). Quelli di ruolo sono impegnati per 1.660 ore, mentre i supplenti poco meno (1.580 ore).
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Lo studio trentino ha fatto emergere che il lavoro “oscuro”, la metà delle 1.643 ore complessive, si deve alle tante incombenze burocratiche che un insegnante italiano è chiamato quotidianamente ad assolvere: colloqui con i genitori, riunioni con i colleghi, compilazione dei registri, stesura di relazioni e programmazioni e progetti, preparazione delle lezioni, correzioni dei compiti degli alunni. Oltre che per la formazione, peraltro quasi sempre a proprie spese.
“La verità è che l’orario d’insegnamento annuale dei docenti italiani è in media rispetto ai colleghi degli altri Paesi – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief –. Il problema, semmai, sono le attività funzionali alla qualifica che non vengono conteggiate: come la preparazione delle lezioni, la programmazione delle attività, la correzione dei compiti e via dicendo. La vera differenza rispetto all’area Ocse non sta nell’impegno di ore profuse dai docenti per le loro attività lavorative, ma nel fatto che a fine carriera i docenti italiani prendono tra i 6mila e gli 9mila euro in mero rispetto ai colleghi d’oltre confine”.
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