“Ad un docente che prende 1.500 euro al mese di stipendio il rinnovo di contratto porterà meno di 100 euro medi ma anche tra i 2.000 e i 2.500 euro di arretrati: parliamo di quattro anni di attesa e due contratti bloccati, tanto è vero che oggi nelle buste paga il personale della scuola percepisce due indennità di vacanza contrattuale e questo è un paradosso”: a dirlo è Alessandro Rapezzi, segretario nazionale Flc-Cgil, in una videointervista con ‘La Tecnica della Scuola’.
Il sindacalista spiega che “gli arretrati arriveranno a tutti in modo automatico, i lavoratori non hanno bisogno di fare causa, e scatteranno dal gennaio 2019 da quando siamo senza contratto: si tratta di un montante a crescere che riguarda anche l’anno 2022”.
“È chiaro – ha detto ancora – che servono altre risorse, per il nuovo contratto: gli stipendi dei docenti e Ata, infatti, sono tra i più bassi e particolarmente colpiti dalla recente ondata di inflazione. Meno di cento euro lordi medi di aumento in arrivo, parte dei quali conquistati con lo sciopero del 10 dicembre 2021, non possono bastare. Il loro stipendio rimarrebbe non adeguato rispetto alla media europea e agli altri dipendenti pubblici italiani”.
Rispetto a qualche mese fa, il sindacato sembra più convinto ad arrivare alla firma il prima possibile. Ma servono anche garanzie su aumenti ulteriori rispetto a quanto messo da parte con le ultime Leggi di Bilancio: oggi, spiega il sindacalista, “abbiamo assoluta urgenza e bisogno di dare più soldi ai lavoratori della scuola, considerando anche che siamo dentro un nuovo triennio contrattuale”.
Rapezzi prova anche ad anticipare quello che accadrà nelle prossime settimane all’Aran, sino alla firma del contratto collettivo nazionale 2019/21: “dal momento della sottoscrizione serviranno almeno due mesi per il via libera degli organi di controllo sull’accordo”.
“Se dovesse firmare a gennaio? Gli aumenti potrebbero entrare nella disponibilità dei lavoratori della scuola con gli stipendi marzo o aprile 2023”, risponde l’esponente della Flc-Cgil.
Il sindacalista si è detto d’accordo con chi sostiene che i docenti, come gli Ata, ogni giorno a scuola si prendono rischi enormi anche di carattere penale: gli insegnanti, ha sottolineato, in vista degli aumenti sono anche penalizzati della mancata collocazione in un ordinamento professionale: “hanno solamente la fasce di anzianità”.
Inoltre, “il contratto deve essere un punto di equilibrio che tenga conto anche delle risposte da dare ai lavoratori dell’Università, degli Enti di ricerca e di formazione artistica e musicale”.
Il mancato rinnovo del contratto ripropone anche il problema degli organici. E della decisione di non confermare quello aggiuntivo, invece accordato per due anni.
“Eppure – ricorda Rapezzi – il personale della scuola è stato in prima linea rispetto al tema del Covid, provando a tenere i ragazzi impegnati, in una condizione non facile per nessuno: questo, non ha mai avuto un riscontro, né in termini di risorse, né di organico. Nemmeno un riconoscimento. Per tutti questi motivi – conclude il segretario nazionale – l’aumento del personale sarà uno dei primi temi che affronteremo con il Governo”.
Come ci porremmo con questa maggioranza di Destra? “Semplicemente, la misureremo sulle cose che farà: abbiamo le nostre idee e non le cambieremo con il colore del nuovo Governo”.