Un giovane collaboratore scolastico avrebbe mentito sulla sua esperienza per farsi assumere. Lo riporta Il Gazzettino. Al 27enne originario di Napoli ciò è costato una doppia imputazione per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e per aver indotto un pubblico ufficiale a commettere falsità ideologica in atti pubblici.
La pena è stata ridotta
L’uomo ieri ha patteggiato nell’udienza preliminare. La pena concordata tra il pm l’avvocato difensore è di dodici mesi con il beneficio della sospensione condizionale e della diminuente per il rito. Al giovane sono state riconosciute le attenuanti generiche ed è stato riconosciuto che all’epoca dei fatti era poco più che ventenne e che ha sempre mantenuto un atteggiamento collaborativo con la giustizia.
Gli accertamenti partiti dall’amministrazione scolastica
Dopo essere incappato nella denuncia per le ipotesi di falso, situazione che ha comportato il licenziamento, la sua vita è infatti cambiata radicalmente. Si è già reinserito nel mondo del lavoro e si è sempre comportato correttamente. Le false dichiarazioni risalgono al 2017. Il giovane aveva detto ad un dirigente di aver prestato servizio in qualità di collaboratore scolastico in una scuola da settembre 2014 ad agosto 2015, quando aveva diciotto anni.
L’atto era destinato ad essere allegato alla domanda di inserimento nelle graduatorie provinciali di Circolo ed Istituto del personale Ata per il triennio 2017-2020. Le conseguenze hanno avuto riflessi su altri due istituti. Tutto è emerso grazie ad accertamenti da parte dell’amministrazione scolastica. Da qui la contestazione, da parte della Procura, di aver indotto in errore i dirigenti scolastici.
Il caso di una docente senza titoli
Lo scorso anno è stato reso noto che un altro insegnante che si siede dietro la cattedra senza avere i titoli richiesti dalla legge. Quello che è grave è che stavolta l’amministrazione se ne è accorta ad un passo dalla stabilizzazione dello stesso docente: il fatto – riportato dal Resto del Carlino di Modena – è accaduto in una scuola primaria di Finale Emilia, nella Bassa in provincia di Modena, dove la maestra, di 40 anni e impegnata nell’anno di prova, è stata licenziata dopo che a seguito della ricostruzione della sua carriera, chiesta dall’istituto comprensivo dove lavorava per aggiornare la graduatoria interna, è risultata non essere in possesso dei titoli per poter insegnare.
Avendo la donna 40 anni, considerando che quando probabilmente acquisì il diploma di maturità per insegnare nella scuola primaria non era necessario il diploma di laurea, non è detto che il titolo di studio mancante sia la laurea: probabilmente, ma è una ipotesi tutta da verificare, potrebbe non avere mai conseguito l’abilitazione all’insegnamento.
Oppure, se si dovesse trattare di una docente di sostegno, non essere in possesso della specializzazione per l’insegnamento agli alunni portatori di disabilità. Si tratta, comunque, di ipotesi tutte da verificare. Quello che è certo è che la maestra è stata messa alla porta.