Le scuole italiane stanno vivendo, si fa per dire, un momento storico surreale. Dirigenti scolastici e docenti sono disorientati dal fatto che per i prossimi 10 giorni le aule saranno vuote e le attività didattiche sono state sospese a causa della crescita esponenziale del contagio da coronavirus.
Collegi docenti straordinari
Per evitare la propagazione del contagio da coronavirus, i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, hanno diffuso un documento unitario in cui sono scritte le azioni da mettere in atto per la tutela della salute dei lavoratori della scuola.
Per esempio è scritto che bisogna evitare il concorso di molte persone nel medesimo luogo e bisogna anche evitare, ove possibile, riunioni collegiali.
Sull’argomento riunioni collegiali sì o riunioni collegiali no, c’è molta confusione. C’è chi pensa, anche i sindacati nazionali, che la sospensione delle attività didattiche riguardi solamente le lezioni e non le riunioni previste dal piano annuale delle attività, c’è chi invece sostiene che la sospensione delle attività didattiche prevede la momentanea interruzione, fino al 15 marzo 2020, sia delle lezioni in presenza che delle riunioni.
C’è anche chi pensa che le riunioni siano vietate ai sensi della lettera a) dell’art. 1 del DPCM in quanto i docenti offrono un servizio essenziale.
Questa confusione interpretativa del DPCM 4 marzo 2020 ha portato certamente ad usare tutte le cautele possibili e immaginabili per evitare contagi e adunanze di docenti in aule chiuse e poco arieggiate.
Nel salernitano c’è chi ha fatto Collegio dei docenti nel cortile della scuola per mantenere le distanze, mentre la Dirigente scolastica comunicava ai docenti agli insegnanti tramite un microfono dal balcone.
In altre scuole italiane il Collegio è stato svolto in piccoli gruppi, distribuiti in diverse aule per evitare l’eccessiva vicinanza tra i docenti.
In una scuola della Calabria le maestre sono state convocate nei vari plessi della scuola e da li hanno assistito ad una video conferenza Skype per assumere decisioni riguardo la didattica a distanza. Le maestre che hanno preso una decisione difforme dal resto del Collegio hanno ricevuto una convocazione ufficiale per seguire un corso di formazione a scuola, in gruppi di dieci insegnanti, per apprendere la didattica a distanza proposta dal Collegio.
Nei casi di emergenza serve cautela e collaborazione
Per questo motivo è importante agire con la cautela e la massima collaborazione. Sarebbe opportuno, a prescindere dalla normativa scolastica e contrattuale, non creare preoccupazione e conflittualità. Serve anche molta collaborazione da parte di tutti i docenti che non sono, è bene ricordarlo in vacanza premio, ma in uno stato di emergenza con forti limitazioni alla loro azione didattica.
Didattica a distanza e i suoi limiti pedagogici
La didattica a distanza è solo uno strumento per mantenere il contatto con la classe, per dare dei consigli, per proporre una forma di potenziamento rispetto agli argomenti già spiegati in classe.
La didattica a distanza, mancando del rapporto diretto tra insegnante e discente, non avrà mai un impatto emotivo e pedagogico che solo la lezione in presenza può dare. Una delle criticità che si ha dalla didattica a distanza è la difficoltà di collegamento e di sostenibilità delle varie piattaforme.
Un’altra cosa che andrebbe chiarita, proprio per il fatto che ci troviamo in un caso di emergenza, è il fatto dell’obbligatorietà o meno della didattica a distanza da parte dei docenti.
Quello che è certo che questo strumento non rientra negli obblighi contrattuali dei docenti, ma in tempo di “emergenza coronavirus” non è da escludere che possano esserci nuove disposizioni. In alcune scuole, abbiamo avuto modo di constatare, che il dirigente scolastico ha imposto il regolare orario di servizio dei docenti a scuola e l’obbligo dell’utilizzo delle piattaforme e-learning.