Siamo giunti alla fine dell’anno scolastico 2019/2020, anno horribilis e di grandi novità dovute alla pandemia. Gli ultimi Collegi dei docenti di questo anno scolastico si stanno svolgendo in modalità distanza per una questione di sicurezza e per le disposizioni normative vigenti. In un Liceo accade che un docente chieda di prendere la parola per parlare in modo provocatorio e scollegato dal contesto, della gestione di emergenza attuata dalla ministra Lucia Azzolina e dal ministero dell’Istruzione.
Durante il Collegio docenti in cui la dirigente scolastica e i suoi collaboratori erano collegati da computer della scuola e tutti gli altri docenti erano collegati dalle proprie abitazioni, viene data la parola ad un docente per un breve intervento.
L’intervento ha destato scalpore e, secondo una delle collaboratrici della ds, la dirigente e tutta la comunità educante non ha condiviso le posizioni assunte dal docente durante il suo intervento in pieno collegio.
Il professore già noto per comportamenti fuori dagli schemi, ha espresso i seguenti concetti:… ieri durante dei consigli di classe questa mia valutazione è maturata perché sono stato sconvolto dalla gestione ministeriale di questa epidemia, perché pare che il Ministero l’unica cosa che abbia fatto è di infarcire ancora di più di grovigli burocratici, di scartoffie, di caselline da riempire di qua e di là; questa scuola, a mio avviso, si è comportata benissimo perché, in particolare nella figura della sua vicepreside, ha fatto da scala al fattore o trait d’union tra un ministero che sembra sempre più infarcito di scartoffie maleodoranti e, nonostante il ministro sia una persona giovanissima, il ministero vada sempre verso le pastoie burocratiche. Invece questa scuola ha gestito con signorilità la questione.
Premesso che esprimere un’opinione è un principio costituzionalmente garantito per tutti i cittadini, va però anche ricordato che produrre una critica forte contro l’amministrazione centrale da cui si dipende professionalmente può comportare delle conseguenze non minimali: certamente, è un principio tutelato per chi deve attuare un intervento di natura sindacale, ma non si può consentire una critica politica così forte fatta durante un’attività collegiale all’indirizzo del Ministro e del Ministero per cui si è dipendenti.
Bisogna considerare che, ai sensi dell’art.12, comma 2, del DPR 62/2013, il docente, salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, deve infatti astenersi da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione. E non bisogna dimenticare che un insegnante della scuola pubblica, ai sensi dell’articolo 3, comma 2, del DPR 62/2013, deve rispettare i principi di integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza e agire con indipendenza e imparzialità.
Criticare la ministra Azzolina e il ministero dell’Istruzione in un contesto collegiale e per di più in un contesto che non è all’ordine del giorno, sembra essere una comportamento al quanto bizzarro. Tanto è vero che ha molto imbarazzato la dirigente del Liceo e i collaboratori della stessa dirigente che si sono dissociati dalle idee espresse dal docente.
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