Sono queste le settimane che tradizionalmente le scuole di ogni grado dedicano ai colloqui con le famiglie e si trovano in questi giorni ad affrontare l’ennesimo problema da risolvere a livello organizzativo.
Se già da tempo molti istituti si sono affidati al registro elettronico, che nella maggioranza dei casi offre da qualche anno l’opportunità di favorire l’interazione tra famiglie e insegnanti, l’avvento massiccio delle piattaforme ha ulteriormente potenziato la gestione a distanza dei rapporti scuola – familiari.
Da una veloce indagine, svolta attraverso interviste a dirigenti scolastici e docenti in varie parti di Italia, emergono punti in comune e a volte idee innovative, buone pratiche da copiare e scambiarsi.
La maggioranza delle scuole è passata dall’uso del registro elettronico e delle app dedicate alle piattaforme, che consentono incontri di gruppo e individuali, tra tutte citiamo Google Classroom, la più usata, seguita da ZOOM e Teams. La modalità più diffusa è stata quella di organizzare sia i consigli di classe, con la partecipazione dei genitori, sia i colloqui, stabilendo tempistiche e prevedendo eccezioni e casi speciali, utilizzando le aule virtuali. Esistono tuttavia modalità miste, per esempio prenotazione tramite registro elettronico e poi incontro su piattaforma.
Il tempo medio di ogni colloquio tra familiari e insegnanti è generalmente di 10/15 minuti, ma anche in questo caso ci sono numerose eccezioni e comunque ci si riferisce ai colloqui trimestrali/quadrimestrali, che in questi giorni stanno coinvolgendo famiglie e docenti. Laddove vi sono esigenze speciali o situazioni da monitorare, come hanno affermato i dirigenti e i docenti intervistati, si utilizzano anche diverse forme di incontro, dalla tradizionale telefonata a WhatsApp o Skype.
Sui siti delle scuole i familiari trovano quasi sempre in modo accessibile le informazioni necessarie per accedere alla modalità di colloquio e da tramite fanno quasi sempre i docenti coordinatori di classe o referenti di plesso. Coordinare queste dinamiche, dice una docente di una scuola secondaria di Torino, richiede tempo e competenze, che spesso non abbiamo, il tempo soprattutto.
Per fronteggiare il digital divide, nei casi in cui l’accesso delle famiglie ad Internet o la mancanza di dispositivi che consentano l’interazione a distanza, le scuole hanno studiato strategie ad hoc. Nel nostro territorio abbiamo comunità Rom, dice la dirigente Antonella Luisa Ottanà, dell’IC “Pentimalli” di Gioia Tauro, in questi casi, sia per la didattica che per i rapporti con i familiari valutiamo caso per caso, con un’ottica di istituto che già a marzo aveva promosso iniziative per favorire la didattica a distanza.
Dalla parte dei familiari, sicuramente in maggioranza utenti digitali di base e esperti in eCommerce, entrare nella dinamica a distanza per incontrare gli insegnanti non è stato e non è un passaggio facile e indolore. Nella scuola dell’infanzia che frequenta mia figlia, racconta una mamma di Roma, abbiamo avuto sia incontri in presenza che a distanza, e stiamo ora aspettando tramite sito della scuola le comunicazioni per i prossimi. La confusione spesso la fa da padrone.
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