Nourishing School insieme all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, con la collaborazione di Food Policy di Milano e il supporto tecnico di CIRFOOD ha realizzato l’indagine per analizzare il cambiamento dei comportamenti alimentari dei bambini all’interno del sistema di ristorazione collettiva scolastica italiana. La ricerca è durata 26 mesi, da maggio 2021 a giugno 2023.
Nell’indagine sono state coinvolte le famiglie, sollecitate a riflettere sull’educazione alimentare dei propri bambini e bambine, rispetto alla ristorazione scolastica e primo dato emergente è che l’85% delle famiglie intervistate vorrebbe frequentare un corso di educazione alimentare per acquisire e condividere con i figli un approccio alla nutrizione sano e di qualità. La consapevolezza ecologica dei genitori e l’attenzione alla qualità del cibo sono fattori che incidono sulla soddisfazione dei più piccoli e generano un modello di riferimento legato all’alimentazione che si riproduce nei gusti e nelle attitudini nutrizionali.
La ristorazione scolastica
La ristorazione scolastica è un servizio che risponde a capitolati d’appalto, linee guida ministeriali e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti), cui non è riconosciuto il giusto valore, economico e sociale, nonostante accompagni bambine e bambini nella loro delicata fase di crescita. Con il pasto a scuola si impara la corretta nutrizione, aspetto profondamente legato al tema della salute pubblica, su cui è fondamentale agire se si vuole contrastare il negativo primato dell’Italia, tra i primi paesi in Europa per obesità giovanile
Ma che valore danno le famiglie e i bambini alla mensa? Su questo ha indagato la ricerca per comprendere nel dettaglio come sia cambiato il rapporto delle famiglie con il cibo, attraverso una grande rilevazione demoscopica, che ha visto la raccolta di oltre duemila questionari rivolti a bambini e genitori della scuola primaria in Italia.
La ricerca
Secondo i dati emersi dalla ricerca, l’esperienza e la percezione della refezione scolastica risultano legati a una risposta emozionale positiva connessa anche a diversi fattori come il gradimento dei piatti, l’ambiente in cui il pasto si svolge (‘confortevole’ e ‘divertente’), la durata e la possibilità di socializzare e di muoversi. Le emozioni negative per descrivere il pasto sono state usate solo dal 20% dei bambini.
La frequentazione costante della mensa, inoltre, risulta essere un fattore decisivo per gli studenti per vivere positivamente il pasto a scuola e per contrastare cattive consuetudini e tendenze di consumo legate ad abitudini non sempre salutari. Inoltre, il pranzo in mensa sembra contribuire a ridurre la neofobia alimentare, la tendenza innata a rifiutare i cibi e sapori nuovi.
Appare evidente dai dati della ricerca che alla mensa scolastica, il 29% dei ragazzi intervistati lascia sempre o molte volte cibo nel piatto alimenti che risultano meno graditi quali legumi, verdure e pesce e le motivazioni dietro questo rifiuto sono collegate alle risposte fornite dalle famiglie, per cui la frequenza con cui a casa si consumano queste pietanze è limitata, infatti emerge che il 38% delle famiglie consuma verdure quotidianamente) e, in particolare, lo è stata nel periodo pandemico.
Per saperne di più https://www.filierafutura.it/ricerca/nourishing-school/.
A conclusione del progetto si prevede di pubblicare delle linee guida a beneficio delle amministrazioni locali, per affrontare le sfide che pone un quadro normativo in continua evoluzione, e un gusto di consumatori e famiglie in rapido mutamento.