Osservo che, ormai, la maggior parte dei docenti apprezza positivamente la didattica a distanza. Non leggo voci critiche nei confronti del Governo che, da maggio, non ha investito alcunché per consentire una ripresa sicura della scuola in presenza (ricordo che, una fra tante, gli organici, a giugno, sono stati fatti con criteri precovid); non leggo riferimenti a quegli Stati europei che, ad ogni costo, hanno mantenuto la scuola in presenza scommettendo proprio sul ruolo educativo delle relazioni sociali.
Osservo che, ormai, da tempo la maggior parte dei docenti italiani, almeno dalla renziana buona scuola, ha rinunciato a svolgere un ruolo critico e propositivo nei confronti dell’educazione dei giovani (altro che “Lettera a una professoressa”!) ma ha scelto, consapevolmente, di adeguarsi e di sottomettersi a qualunque “riforma” dei vari governi, a cominciare dall’obbedienza ostentata a ogni tipo di prova Invalsi.
Adesso c’è il Covid: sappiamo tutti che il pericolo di questa pandemia deriva non tanto dalla mortalità del virus ma, soprattutto, dal dissennato uso/spreco delle risorse che i governi, che si sono succeduti almeno da Monti in poi, hanno fatto.
Distruzione della sanità pubblica, impoverimento della scuola pubblica: queste sono le premesse della pericolosità attuale del covid! E’ da marzo 2020 che nelle scuole imperversa la didattica a distanza ed è da marzo 2020 che la scuola italiana sta lentamente cedendo le sue risorse e le sue modalità di azione didattica a Google.
Sembra allucinante ma, così come, per il vaccino, ci stiamo affidando a società private a scopo di lucro, nella scuola questo meccanismo è già operativo da marzo 2020 con il Governo che finge di non rendersene conto!
E, in questo contesto, che fa la maggior parte dei docenti italiani? Semplice e opportunistico: obbedisce! Poveri! Non si rendono conto che il loro lavoro, presto, diventerà obsoleto e sarà sostituito da programmi, algoritmi, per realizzare i quali basteranno due o tre docenti per scuola; gli altri, cioè la maggioranza degli attuali, si limiteranno a cliccare su un mouse e, al massimo, a parlare davanti a uno schermo di plastica.
Stefano De Stefano
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