Ne abbiamo parlato proprio in questi giorni: come comportarsi al meglio con gli alunni e le alunne che si trovano intraprendere un percorso di transizione di genere?
Dal governo britannico arriva una proposta – come riporta il quotidiano francese Le Figaro – che prova a dare contemporaneamente il famoso colpo al cerchio e alla botte, tentando di mettere d’accordo conservatori e progressisti. La parola d’ordine è prudenza, come si evince da una serie di raccomandazioni che due ministre – dell’Educazione e delle Pari opportunità – hanno inviato a capi d’Istituto, insegnanti e docenti universitari. Una sorta di guida, che nasce da un lavoro congiunto dei due ministeri e che intende rispondere – continua Le Figaro – alle esigenze dei professori a fronte di un aumento significativo degli alunni che si interrogano sulla loro identità di genere. Una ricerca che porta molti di loro a rivolgere domande specifiche alle istituzioni scolastiche: essere chiamati con un altro nome, frequentare bagni e spogliatoi destinati agli alunni dell’altro sesso e indossarne l’uniforme.
Come porsi rispetto a queste richieste sempre più frequenti? Il Governo britannico enuncia preliminarmente cinque grandi principi, due dei quali puntano a rispettare le istanze di questi alunni: le scuole hanno l’obbligo di garantire il benessere degli studenti e, al tempo stesso, di impedire ogni forma di emarginazione e di bullismo.
Gli altri tre sono di ben diverso tenore: le scuole hanno l’obbligo di consultare i genitori in caso di alunni minori; devono, inoltre, ottemperare alle leggi e agli obblighi legali relativi al sesso biologico di ogni ragazzo o ragazza, visto che in Gran Bretagna è impossibile cambiare sesso prima di avere raggiunto la maggiore età; infine, si ricorda che i presidi non sono obbligati ad autorizzare gli studenti a effettuare una transizione sociale a scuola: a cambiare, cioè, nome, uniforme, bagni e spogliatoi.
Rispetto a quest’ultimo argomento, poi, la chiusura è netta e assoluta: anche qualora la scuola dovesse decidere di accettare e accompagnare questa transizione, in nessun caso gli alunni saranno autorizzati a frequentare altri bagni e spogliatoi, né a indossare altre uniformi, se non quelli previsti per il loro sesso biologico.
A livello generale, la guida ministeriale consiglia ai docenti quella che viene definita una “attesa vigilante”, per accertarsi che il desiderio espresso dagli alunni sia il risultato di una riflessione matura e meditata.
Su questi argomenti il corso Disforia di genere: non riconoscersi nel proprio corpo, a cura di Anna Maria Di Falco, in programma dal 23 gennaio.
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