Si parla continuamente di valorizzazione dei docenti e del personale Ata. Pochissimo dei presidi. Eppure anche i dirigenti scolastici hanno tante questioni sospese. Ne abbiamo parlato con Fabio Cannatà, che dallo scorso settembre è a capo dell’istituto superiore Giorgio Ambrosoli di Roma.
Uno dei temi affrontati è quello dei compensi dei dirigenti scolastici: “non abbiamo certezza stipendiale – spiega Cannatà – perché alcune voci in busta paga son determinate da contratto integrativi regionali che devono poi essere confermati da contratti successivi e questo ogni anno non sappiamo se avverrà; significa che c’è sempre il rischio di dover restituire quanto abbiamo percepito”.
Il preside ricorda che “i dirigenti scolastici sono i peggio pagati dell’Area Istruzione e Ricerca: siamo collocati in un’area contrattuale con i dirigenti degli enti di ricerca, ma il meno pagato tra questi è molto più retribuito di un dirigente scolastico che ha responsabilità superiori, perché la complessità di gestione di una scuola solo per l’aspetto delle relazioni con le varie figure che gravitano intorno alla scuola è di gran lunga più complessa di un qualsiasi ufficio dirigenziale”.
Durante la video-intervista si è affrontato anche il problema del contratto fermo da quasi cinque anni: “siamo in attesa dell’atto di indirizzo da parte della del Ministero per l’avvio della contrattazione collettiva 2019/21”.
Anche i poteri decisionali dei dirigenti scolastici, in caso di infrazioni commesse dal personale, rimangono limitati: “mentre per il personale Ata è prevista la sanzione più grave della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino a 10 giorni, per le sanzioni più gravi del personale docente le pratiche passano invece all’Ufficio scolastico“.
“È una norma – sottolinea il capo d’istituto – che ha fatto il suo tempo, perchè risale al Testo unico della scuola, il decreto legislativo 297 dl 1994. Si potrà dire che i docenti godono di tutele particolari per la libertà di insegnamento, ma secondo me questo c’entra poco perché la libertà della docenza è prevista dalla Costituzione per tutelare gli interessi non solo degli insegnanti ma soprattutto degli studenti che sono la nostra ragione d’esistere”.
Il ds Cannatà ha toccato il tema del reclutamento: “l’attuale avvicendamento vorticoso di docenti che su alcune classi di concorso si protrae fino a febbraio non funziona. Ce la prendiamo con gli algoritmi, ma in realtà è frutto di scelte fatte nell’ultimo decennio. Si parla di assunzioni direttamente da GPS, per le quali è stato chiesto anche il parere dell’Unione europea? Forse servirebbe anche una maggiore garanzia sul percorso formativo: il reclutamento deve essere revisionato sulla base di una mappatura dei bisogni. Cos’è importante che sappia fare un insegnante? L’aspetto relazionale è centrale”, conclude il preside.
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