Lo scorso 29 giugno la Legge 79 (di conversione del DL 36/2022) che norma le procedure di reclutamento docenti è entrata in Gazzetta Ufficiale. Entro 12 mesi da quel momento dovrà essere introdotta la riforma delle classi di concorso per l’accesso alla professione docente.
Lo stabilisce l’articolo 44 del sopra citato decreto 36, che precisa: con uno o più decreti del Ministro dell’istruzione da adottare, di concerto con il Ministro dell’università e della ricerca, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, si provvede alla revisione e all’aggiornamento della tipologia delle classi di concorso per l’accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado, attraverso la loro razionalizzazione e il loro accorpamento, al fine di promuovere l’interdisciplinarità e la multidisciplinarità dei profili professionali innovativi. Dall’attuazione di quanto previsto dal presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica“.
Sono trascorsi 5 mesi dalla GU in questione e ancora siamo in attesa del decreto che renderà attuative le nuove classi di concorso. Entro giugno, in linea teorica, il provvedimento dovrebbe essere operativo, se il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, non dovesse cambiare le carte in tavola. Quanto ci è dato immaginare, al riguardo, è che la riforma delle classi di concorso dovrebbe venire confermata anche dal nuovo Governo, considerate le ultime dichiarazioni del ministro che lasciano intendere un generale apprezzamento dell’impianto relativo alle procedure di reclutamento introdotte dal decreto 36; e considerato lo stretto legame di tutte le sei riforme avviate da Bianchi con i fondi del Pnrr.
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