Guardato in senso ampio, “C’è una volta. Domande, racconti, conversazioni sulla vita con i bambini” di Valeria Balistreri e Stefano Zoletto (Argentodorato Editore – Ferrara, pp. 156, euro 18) è un libro sullo spazio, non quello fisico ma quello mentale ed emotivo che, in un solo abbraccio, avvolge l’insegnante e i propri alunni, o forse meglio ancora: l’insegnante e ciascuno dei propri alunni. Ma anche il genitore e il proprio figlio o qualsiasi educatore impegnato nella relazione con il bambino e desideroso di conoscerne i codici, talvolta apparentemente misteriosi. E quanta roba può essere presente in quello spazio! E quanta ne dovrebbe essere esclusa!
Partiamo da ciò che dentro quello spazio trova armoniosa collocazione: ascolto e accoglienza, privo di pregiudizi il primo, denso di possibilità la seconda. Perché è fondamentale che il bambino abbia un luogo che accolga ciò che lui ha da dire, ciò che lui sente il bisogno di esternare, senza condizionamenti; affinché questo qualcosa venga ricevuto, compreso e contestualizzato, affinché il bambino sperimenti il significato dell’interazione e di sentirsi considerato per ciò che è e non per ciò che l’ambiente si aspetta che sia. Il contenuto del libro è quasi un elogio dell’originalità, perfettamente collocabile agli antipodi della banalizzazione, spesso riscontrata attualmente in ambito didattico. Un inno alla libertà di espressione quindi, ma, ancor prima, di pensiero.
Ciò che da questo spazio sacro andrebbe assolutamente estromesso, solo per fare invece un esempio di aspetti da bandire, è il sentirsi a tutti i costi guida, forse in virtù del ruolo o dell’età, perché una guida presuppone che i messaggi che trasmette siano un esempio da seguire senza che vengano messi in discussione, un esempio dal quale mai discostarsi. Quello di ergersi a guida è un principio che mortifica e inibisce ogni iniziativa spontanea, diversa da quella che ha l’ardire di ritenersi un esempio valido per diritto acquisito.
Per questo e per parecchi altri assunti, il libro si configura come un valido strumento per quegli educatori intenzionati ad abbandonare gli schemi convenzionali per avventurarsi in un ruolo che presupponga sensibilità e delicatezza nella relazione con i giovanissimi interlocutori. Delicatezza che, a livello iconografico, può essere percepita già dalla copertina, dai colori essenziali e delicati, dai tratti volutamente infantili e dall’immagine che evoca di per sé la relazione, per giunta arricchita dalla presenza di un animale d’affezione: un cane, anch’esso come gli altri due personaggi, sorridente. Lo stesso stile viene ritrovato all’interno del volume, riccamente illustrato da Gabriele Genova. Illustrazioni che, in una sezione del libro, affiancano delle domande aperte, appositamente pensate per mettere il bambino nella condizione di fornire la sua personalissima risposta, sempre valida e sempre giusta e, al tempo stesso, di esplicitare sentimenti e desideri; domande che, quando lo si ritiene opportuno, faranno da spunto per discussioni di gruppo.
Anche la sezione riservata all’uso delle fiabe, e sarebbe stato impensabile che non lo fosse, è ricca di immagini che, insieme alle storie, portano il bambino ad avvicinarsi a situazioni, stati d’animo e vissuti spesso difficili da affrontare con le modalità e le parole degli adulti.
Aspetto, quest’ultimo, che ribadisce la funzione didattica del volume il quale, una volta consultato, potrà accompagnare affettuosamente l’adulto educatore, o anche solo il lettore curioso di entrare in qualche modo, a patto che lo faccia in punta di piedi, nell’universo infantile.
Alessandra Muschella
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