“Come facciamo a cacciare Salvini?” Questa è la domanda che un’insegnante di italiano di una scuola media inferiore di Castel Del Rio, nel bolognese, avrebbe inserito in un compito in classe sottoposto ai propri studenti.
A denunciare il fatto, con tanto di foto del compito, è il commissario provinciale della Lega Daniele Marchetti, consigliere regionale dell’Emilia-Romagna.
“Si tratta di un fatto, qualora confermato, gravissimo – scrive in una nota – se è vero che stiamo indagando sulla veridicità della segnalazione che ci è arrivata, è anche vero che sin da ora è possibile trarre alcune conclusioni incontrovertibili: come si fa a porre una domanda simile a dei ragazzini di 11-14 anni?”.
A quell’età i “ragazzi vanno educati, devono imparare la lingua italiana, la matematica, le scienze, la geografia, le lingue straniere. Vanno a scuola per imparare e farsi una cultura senza condizionamenti esterni, tanto più se questi sono di matrice politica. L’ideologia e la propaganda devono stare fuori dalle aule, soprattutto quando in queste siedono dei ragazzini. Il solo pensare di sottoporre un compito in classe porgendo una domanda simile agli studenti significa non essere in grado di adempiere con correttezza alla propria professione di insegnante, che è, per l’appunto quella di formare e fornire nozioni essenziali per la vita quotidiana”.
“Se le verifiche che stiamo facendo porteranno a confermare i fatti – aggiunge il segretario della vallata imolese, Fabio Morotti – chiederemo al Provveditorato di prendere immediati provvedimenti”.
“Non ci voglio credere, e infatti andrò fino in fondo per verificare se siamo di fronte a uno scherzo o a una triste realtà. Scriverò al ministro della Pubblica Istruzione. Un abbraccio a quei bimbi da parte di un papà che lavora per una scuola senza pregiudizi politici e in un Paese libero”.
Così il ministro degli Interni su Facebook a commento della vicenda.
il caso, sottolinea all’ANSA il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna, Stefano Versari, “non esiste nemmeno”.
Non c’è nessun compito in classe o a casa, precisa Versari, dato dall’insegnante ai bambini – come denunciato da un commissario provinciale della Lega – ma un incidente nato da un esercizio fatto in classe. Un’attività per cui ogni alunno esprime un desiderio e trascrive sul quaderno quelli degli altri, per parlarne poi insieme al docente e conoscersi.
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