Personale

Come fare carriera nella scuola? Una sola strada: la dirigenza

Alla fine quasi un candidato su 3, alla prova preselettiva per il concorso a dirigente scolastico, non si è presentato. La defezione è stata abbastanza consistente, mentre il quasi 35mila hanno inoltrato domanda.

L’obiettivo per costoro era quello di uscire dalle aule, non solo per smarcarsi molto spesso da una routine che esaspera, e che dà magari poche soddisfazioni, ma anche, e soprattutto, per migliorare la condizione economica e di prestigio che la carriera da prof non potrà mai consentire.

Il ministro Bussetti: occasione di sviluppo di carriera

Lo sostiene anche il ministro Bussetti: «Questo nuovo concorso, oltre ad essere un’occasione di sviluppo di carriera per i docenti interessati a svolgere un nuovo ruolo, permetterà di riportare alla normalità i carichi di lavoro dei dirigenti scolastici già in servizio».

A parte la “normalità” da riportare nelle scuole, il ministro sa bene che, chi entra a lavorare nella scuola, contrariamente a tutti gli altri impieghi, sia pubblici che privati, rimane bloccato a vita nelle sue funzioni e, per vedere qualche euro in più nella busta paga, deve aspettare tempi biblici, e poi i gradoni, i contratti e il buon volere del ministero dell’economia.

Vie nuove per fare carriera

Dunque, l’unico sbocco possibile è fare il preside: ma perché non si tentano vie nuove per dare altre chance di carriera ai docenti?

Disegno di legge Napoli

Un tentativo fu fatto con un disegno di legge presentato, prima dalla deputata di An, Angela Napoli, “Disposizioni in materia di stato giuridico degli insegnanti e di rappresentanza sindacale nelle istituzioni scolastiche” (813) durante  il primo governo Berlusconi  (ministra dell’istruzione Letizia Moratti) e poi unificato col testo di Valentina Aprea nel 2008, sempre col Governo Berlusconi.

Caduto il Governo, nel 2011, per i noti motivi, con l’avvento di Mario Monti si riprese il testo anche con l’apporto significativo di esponenti del Pd. Ma alla fine tutto si bloccò e di quel disegno di legge si persero le tracce.

I tre livelli

L’aspetto più significativo riguardava una ipotesi, che i sindacati definirono “dirompente”, e cioè quella della carriera degli insegnanti, che si articolava in tre distinti livelli:

  1. docente “iniziale”: svolge l’ordinaria funzione, quella dell’insegnare, ma non può assumere compiti aggiuntivi, non può cioè condividere con i colleghi responsabilità e mansioni proprie dell’organizzazione scolastica, e quindi non può  accedere a retribuzione accessoria;
  2. docente “ordinario”: svolge l’ordinaria funzione, ma può assumere incarichi aggiuntivi   retribuiti;
  3. docente “esperto”: svolge l’ordinaria funzione, può assumere incarichi retribuiti, ed ha responsabilità in relazione:

▪alle attività di formazione iniziale e di aggiornamento dei docenti;

▪al coordinamento di dipartimenti e di gruppi di progetto;

▪alla valutazione interna ed esterna;

▪alla collaborazione con il dirigente scolastico.

A lui è corrisposto un distinto “riconoscimento giuridico ed economico della professionalità maturata”, senza tuttavia innescare meccanismi di natura gerarchica.

Docenti esperti e senior

La differenza consiste nel fatto che ai docenti “esperti e senior possono essere conferiti incarichi ulteriori rispetto all’insegnamento, mentre le retribuzioni sono fissate dal contratto di lavoro che sicuramente premierà sempre l’anzianità con incrementi non inferiori al 30% .

Incarichi particolari, con relativa remunerazione da attingere ai fondi di istituto, invece possono essere attribuiti ai docenti senior: “attività di formazione iniziale e di aggiornamento degli altri docenti, di coordinamento di dipartimenti o gruppi di progetto, di valutazione interna ed esterna e di collaborazione con il dirigente.

Ma come si accedeva, dopo il primo grado, ai livelli successivi?

Intanto l’attività dei docenti ordinari e degli esperti sarebbe stata  soggetta a una valutazione periodica, effettuata da un’apposita commissione di valutazione presieduta dal dirigente e da due docenti senior, eletti dai soli docenti esperti e senior e rinnovabile ogni cinque anni, mentre l’avanzamento dal livello professionale di docente ordinario a quello di docente esperto doveva avvenire, a domanda, a seguito di selezione per soli titoli effettuata da un’altra commissione che avrebbe tenuto conto dei giudizi di valutazione effettuata dalla commissione di cui sopra.

Commissione su commissione dunque, mentre il passaggio successivo, e ultimo, quello a docente senior sarebbe avvenuto, sempre a domanda e sulla base dei posti stabiliti dal Miur, “mediante superamento di concorso e di corso di formazione, svolti a livello di rete di scuole.”

Corso-concorso

Nella precedente stesura invece il corso- concorso era affidato all’università, il cui superamento consentiva pure  l’unica possibilità di essere nominato vicario del dirigente.

Forse sarebbe il caso di ridiscuterne e mettere in campo qualche marchingegno per gratificare i prof, almeno nella carriera.

Pasquale Almirante

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