Per ottenere un cambiamento entro un gruppo e rendere tale gruppo più funzionale, occorre lasciare che le resistenze dei suoi partecipanti si esprimano, non bisogna opporsi ad esse. Si tratta della strategia della gestione minima del negativo, tipica della facilitazione. Questo approccio e altri strumenti relazionali permettono ai contesti lavorativi di funzionare e di crescere, superando le criticità, spesso legate alle scadenze o agli obiettivi di breve periodo. (VAI AL CORSO)
Una simile problematicità si riscontra naturalmente anche nei contesti lavorativi scolastici. Alcune situazioni e dubbi che i docenti percepiscono come critici, in cui il vissuto personale è fortemente negativo, sono i seguenti: il confronto, magari entro il Collegio docenti, con persone autoritarie con la battuta pronta cui non si riesce a rispondere prontamente, il confronto con un dirigente che continua ad assegnare compiti che non rientrano nel ruolo dell’insegnante, l’eccesso di disponibilità con risvolti negativi per il docente che si spende in modo generoso, e così via…
In breve, come approfondire le dinamiche relazionali che portano al conflitto, aperto o latente, nel contesto di lavoro, e proporre strategie funzionali a risolverlo?
I meccanismi che portano al conflitto nel contesto di lavoro necessitano di precise strategie funzionali a risolverlo con focus sui meccanismi interni e con approcci diversificati sulla base della tipologia di conflitto, del contesto, del ruolo istituzionale. Ad esempio, conflitti relazionali che ci coinvolgono in modo diretto implicano modi di operare diversi rispetto a conflitti che dobbiamo gestire in quanto leader di quel gruppo.
Su questi argomenti il corso Strategie di gestione delle pratiche relazionali, in programma dal 20 luglio, a cura di Claudia Matini.