Ha funzionato o no la scuola in presenza per i ragazzi delle scuole superiori? Tra l’uso dei trasporti incerto, divisione tra lezioni ‘dal vivo’ e ‘a distanza’, interruzioni improvvise per contagio, quali esiti si sono registrati?
Da queste premesse è partito il consueto sondaggio di Skuola.net, che ha interpellato 6mila alunni di licei, istituti tecnici e professionali, e i cui esiti appaiono importanti.
La ricerca ha preso in esame le risposte degli alunni di tutta Italia dal 5 al 12 febbraio, Sicilia compresa. Stando a quanto riportano, quasi 1 studente delle superiori su 10 dice di non aver ancora potuto mettere piede a scuola: il 41% è stato fermato dai genitori per paura del contagio, nel 7% dei casi sono i ragazzi stessi a non voler tornare. Ma in 1 caso su 3 è stata la scuola a non essersi ancora organizzata. Quasi tutti, comunque, sono tornati. Anche se, tra questi ultimi, 1 su 7 dall’inizio di gennaio a oggi è stato già fermato e messo in quarantena per via di casi di Covid a scuola.
In che modo inoltre sono state divise le quote di lezione tra presenza e distanza? Le scuole lo hanno fatto? La formula più adottata (60%) è quella che vede un’alternanza in blocco delle aule: si sta tutti in aula o tutti online, facendo ruotare le varie classi. Il 32%, invece, ha assistito a una divisione in gruppi: a seconda dei giorni, una parte della classe va a scuola mentre gli altri seguono da casa.
Per l’8% il ‘taglio’ è stato doppio: sia le classi che, al loro interno, gli alunni si avvicendano sui banchi. Alla fine, perlomeno nelle prossime settimane, 2 su 3 vedranno un giusto bilanciamento di lezioni in presenza e online; per l’11% ci saranno più giorni in classe, per il 17% più giornate a casa; il 6% dice che non c’è una proporzione prestabilita.
Per quanto riguarda invece i trasporti, sono migliorati? Solo per 1 su 4 la situazione è nettamente migliorata, mentre per la maggior parte (36%) è stato fatto giusto qualche passo in avanti, per il 24% la situazione è identica a prima, per il 18% è addirittura peggiorata.
Relativamente ai doppi turni, uno che indicativamente andava dalle 8 alle 14, l’altro che iniziava alle 10 e si prolungava fino alle 16, questa soluzione è stata adottata da una minoranza: per il 55% dei ragazzi, infatti, l’orario è rimasto quello di sempre, come pure la differenziazione degli ingressi (tra le 7:45 e le 8:00): solo 1 su 2 ha dovuto modificare le proprie abitudini. Il 42% va sempre di mattina, una quota simile fa giusto qualche giornata lunga, appena il 16% deve trattenersi sempre dopo pranzo.
E sull’ipotesi di far fare scuola pure al sabato per spalmare meglio le classi sulla settimana? Solo 1 studente su 10 ha dovuto fare per la prima volta i conti con questa novità; per 1 su 3 nessun cambiamento. Ma va detto che 6 su 10 già prima della pandemia facevano lezione di sabato.
Spaccatura netta anche sull’orario effettivo delle singole lezioni. Si è suggerito alle scuole di accorciare l’ora a 45-50 minuti, soprattutto per permettere l’aerazione delle aule e gli eventuali spostamenti in sicurezza tra le classi. Solo 1 su 2 l’ha fatto, mentre tutti gli studenti (tranne un esiguo 2%) stanno in aule ben areate.
Così ben areate che 1 studente su 4 è a rischio congelamento: il 27%, infatti, dice che la scuola obbliga a tenere le finestre aperte per tutto il giorno, nonostante il freddo. Per fortuna, gli altri hanno trovato un buon compromesso: il 51% deve far circolare aria a ogni cambio d’ora e comunque ogni volta che l’aria diventa viziata, il 13% lo può fare quando serve senza indicazioni fisse, al 7% la scuola ha addirittura messo a disposizione un sistema che permette il ricircolo dell’aria anche con le finestre chiuse.
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