Come può la scuola ignorare le grandi possibilità che la rete internet e la tecnologia possono dare alla didattica? Tempo verrà, ma il destino sembra segnato e sarebbe bene che sperimentazioni come quelle condotte in un liceo di Bergamo si estendessero in altre parti e con più frequente celerità per testare ciò che ancora il web può offrire e soprattutto ciò che nasconde ancora tra le sue spire tecnologiche.
In questo liceo di Bergamo, leggevamo, l’insegnante di lettere, durante le correzioni dei compiti, da casa sua si collega via Skype con gli alunni e insieme verificano gli elaborati. «Io avviso i ragazzi della correzione, chiedo loro di tenersi disponibili, mi connetto e vediamo insieme le verifiche», spiega la docente di italiano e latino.
L’aula dunque si dilata diventa anch’essa multimediale e attraverso la rete le esperienze di ognuno diventano esperienze di tutti, anche perché questi elaborati vengono messi immediatamente a disposizione di tutti gli altri, dentro e fuori lo stesso istituto, attraverso la “cloud”, la nuvola informatica che permette di condividere ogni cosa venga fatta in una classe.
E sarebbe stata sempre questa insegnante ad avviare una sperimentazione innovativa che non si esaurisce nell’introduzione della tavoletta in classe come supporto al posto dei libri di testo tradizionali, ma che trasforma il tablet in una piattaforma per creare i testi scolastici con i ragazzi, coinvolgendoli direttamente e coniugando per una volta le competenze didattiche dei professori con quelle tecnologiche degli studenti.
Riempire le scuole di tecnologie o laboratori non serve se non sono supportate da un’adeguata formazione dei docenti e se lo spettatore rimane passivo: la didattica deve rinascere attorno a uno studente che sia davvero protagonista», così continua ancora la professoressa.
Scardinando la vecchia didattica, ha capito dunque che il tablet può rappresentare la chiave di volta per rilanciare nuovi processi educativi e cognitivi, per cui ha tolto di mezzo i vecchi testi cartacei e tramite l’iPad, sempre connesso, ha fatto in modo che i suoi alunni possano addirittura crearsi i nuovi testi su cui studiare: «Io fornisco le mie competenze, le spiegazioni, il quadro dell’argomento, le fonti da utilizzare, poi si decide insieme lo schema e i gruppi di lavoro: ognuno fa la sua parte e alla fine si mette insieme il risultato e si crea l’ebook.
Lì sono loro che mi insegnano il metodo». Il risultato è, per esempio, un canto di Dante con tutte le note e le perifrasi del caso, che si apre con il testo recitato da Benigni in video e si chiude con i commenti dei principali autori, le declamazione di Gassman, la “bigliografia” e la “sitografia” del caso.
Con la certezza che i ragazzi quei testi e quei video se li sono visti e studiati! Adesso le classi della sperimentazione sono dieci, per la prima volta una quinta si presenta alla maturità senza i vecchi testi – «ovviamente non ci sarà nessuna differenza rispetto agli altri studenti» – e intanto il liceo ha visto raddoppiare le richieste di iscrizione.
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