E se vi dicessi che un bombardamento ha contribuito alla cura del cancro, salvando migliaia, forse milioni di vite? Sembra assurdo eppure è successo. Il 2 dicembre 1943, durante la seconda guerra mondiale, gli aerei tedeschi bombardarono il porto di Bari pieno di navi alleate.
Fra le tante navi colpite c’era la John Harvey che trasportava tonnellate di Iprite, il terribile “gas mostarda” – chiamato così per il suo odore – che aveva ucciso migliaia di soldati nella prima guerra mondiale. Nessuno dopo il Protocollo di Ginevra del 1925 lo stava usando sui campi di battaglia, ma anche gli alleati ne costudivano ingenti scorte perché circolavano inquietanti resoconti dei servizi segreti che paventano una possibile rappresaglia tedesca nel caso di invasione della Germania. Così, per l’ennesima volta, le armi chimiche, senza nemmeno solcare i campi di battaglia, provocavano un’orrenda ecatombe. Molti dei civili e dei militari agonizzanti avevano eroicamente sacrificato la loro vita per spegnere gli incendi ed evitare che le nubi investissero tutta la città, condannando così molti più civili.
Questo ingiurioso episodio venne immediatamente secretato dai vertici militari britannici e americani per essere poi ammesso solo nel 1959 e riconosciuto definitivamente nel 1967.
Non è dunque noto quanti civili e quanti militari morirono davvero a causa dell’iprite. Certo è invece che Eisenhower, Comandante in capo delle forze americane in Europa e futuro 34° presidente degli Stati Uniti, ordinò un’indagine segreta.
In questo senso fu inviato sul territorio italiano il medico statunitense Steward Francis Alexander che ebbe modo di studiare un gran numero di cadaveri e di conservare molti campioni di tessuto. Alexander analizzò con grande attenzione il materiale e si accorse di un fenomeno incredibile: il gas aveva attaccato il sangue delle vittime, liquefacendo il loro sistema immunitario, ma in molti casi anche distruggendo delle cellule tumorali. Capì che questo disastro poteva trasformarsi in un’arma contro il cancro.
Tornato a Yale, Alexander affiancato da altri scienziati, in particolare i farmacologi Louis Goodman e Alfred Gilman, dopo diverse modifiche, come sostituire nella molecola lo zolfo con l’azoto, effettuò nel 1949 la prima chemioterapia su pazienti oncologici. La mostarda azotata era stata trasformata in un’efficace medicinale contro il mieloma, diverse forme di leucemia e linfomi.
Questa storia, esempio interessante di serendipità, ovvero della capacità di individuare scientificamente e far tesoro di fenomeni occorsi per caso ha molto da insegnarci: con la giusta attitudine, facendo tesoro di un metodo costruito dalle generazioni precedenti – la conoscenza scientifica – possiamo trarre vantaggio anche dagli avvenimenti più tragici. Non potremo mai controllare il divenire, ma potremo trasformare un problema in opportunità, un vicolo cieco in bussola, un errore in esperienza.