Passato un po’ sotto silenzio, il Rapporto intermedio sulla spesa pubblica presentato qualche settimana fa dal Ministro dell’Economia Padoa Schioppa dedica ampio spazio al capitolo scuola (un quarto delle pagine complessive del documento).
Molti dei dati contenuti nel documento sono ormai ampiamente noti da tempo: la spesa per studente è tra la più alte dei Paesi Ocse, mentre i risultati appaiono piuttosto modesti con grandi differenze fra le diverse aree del Paese. Il rapporto ammette peraltro che l’elevato rapporto numerico insegnanti/alunni è dovuto ad orari di frequenza più estesi rispetto a quelli di altre nazioni e non trascura di sottolineare che “il personale docente, per quanto numeroso, appare poco motivato e poco pagato rispetto agli altri Paesi”.
Ma il problema di fondo, secondo il Ministro dell’Economia, è che “manca una chiara delimitazione dei compiti della scuola, che finisce per offrire anche servizi apparentemente estranei alla sua missione istituzionale, svolgendo un’azione di supplenza rispetto ad altre istituzioni pubbliche (Asl ed enti locali) e alle stesse famiglie”. E allora, per affrontare i mali endemici del nostro sistema scolastico, è necessario ricorrere ad una terapia ad ampio raggio.
Per esempio “occorrerà incidere in modo più deciso sulla determinazione degli organici, chiudendo il più possibile la forbice fra organici di diritto e organici di fatto”.
Oppure “rendere più rigido il vincolo di bilancio, a tutti i livelli (singoli istituti, Uffici scolastici provinciali, Uffici scolastici regionali) prevedendo, fra l’altro, opportuni incentivi”.
Ma l’idea sulla quale il Ministero dell’Economia intende lavorare per abbattere in modo decisivo e sistematico i costi del sistema scolastico è un’altra: “In un’ottica sistemica – spiegano i tecnici che hanno redatto il rapporto – ci si può domandare se le molteplici funzioni che oggi fanno capo alla scuola non siano meglio assolte da istituzioni diverse, oppure se non sia ipotizzabile un apporto finanziario da parte delle famiglie o di altri organismi pubblici per tutti quei servizi che non rientrano strettamente nell’ambito della mission della scuola pubblica”.
In concreto chi potrebbe pagare una parte di quei costi che oggi sono a carico del Ministero dell’Istruzione? Padoa Schioppa non ha molti dubbi: famiglie ed enti locali per la custodia dei figli, Asl ed enti locali per gli studenti disabili.
Come ottenere un risultato del genere?
E’ presto detto: blocco del tempo pieno (d’ora innanzi chi ha bisogno di un orario scolastico più lungo dovrà contribuire alla spesa) e progressiva diminuzione dei docenti di sostegno a favore di un incremento di personale con qualifiche diverse (educatori o assistenti) assunti dalle Asl e dai Consorzi socio-assistenziali.
Per il momento è solo una ipotesi, ma non è escluso che a breve l’idea del Ministero dell’Economia entri nell’agenda del dibattito politico.
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