Il grande problema della ripartenza della scuola sono i piccoli alunni che frequentano le scuole dell’infanzia e i primi due anni della scuola primaria.
Non si può certo pensare di proporre una riapertura come quella attuata in Danimarca: via tutti i giochi per l’età dai 3 ai 6 anni perché impossibile assicurarne la sanificazione quotidiana, sacrificando così l’apprendimento che in questo segmento scolastico è gioco, empatia, emozione, relazione fisica.
All’oggi, nell’attesa di sapere quali siano le regole di sicurezza per la riapertura delle scuole (regole la cui emanazione spetta solo allo Stato e non ad altro soggetto istituzionale il quale può al massimo pensare ad una qualche forma di centro ricreativo che certo non deve essere definito scuola visto che manda in soffitta ogni proposta e declinazione didattica) esiste un’unica certezza: riaprire le scuole non può significare tornare nella scuola che conoscevamo prima, con gli stessi spazi, la stessa organizzazione. È necessario inventare una scuola nuova.
Considerato quello che può essere definito il miracolo dell’immunità dei bambini che non si positivizzano pur vivendo con persone positive, posto che la riapertura delle scuole è legata all’indice di contagiosità in questo momento sceso tra 0,5 e 0,7 e che, per mantenerlo sotto l’1, il Comitato Tecnico Scientifico ha consigliato al Governo di non riaprire le scuole a maggio prospettando quindi settembre, ogni proposta dovrà tenere necessariamente conto di due vincoli.
Primo vincolo: il distanziamento con riorganizzazione di spazi e arredi.
Secondo vincolo: la rilevazione puntuale della percentuale di genitori che veramente non hanno a chi lasciare i figli nel tempo mensa principale fonte di possibile contagio.
La proposta generale:
La proposta attuativa:
Come organizzarsi da oggi fino alla riapertura
Comprendendo le problematiche che alcune famiglie potrebbero avere nel caso in cui entrambi i genitori tornassero ad operare nel mondo del lavoro, conoscendo i progetti di centri estivi (finanziati con i fondi del Ministero della famiglia) che alcune Regioni e sindaci stanno proponendo per andare incontro alle esigenze delle famiglie stesse, bisogna sottolineare che tali progetti considerano la scuola dell’infanzia statale come interlocutrice residuale rivolgendosi direttamente a soggetti altri , pronti a scendere in campo anche senza le linee generali di sicurezza per bambini e personale.
Per questo e per tutti i grandi esperti di scuola dell’infanzia sbucati come funghi in questi giorni e che pontificano sul web, sulla carta stampata ed in televisione riducendone il ruolo a mero assistenzialismo alle esigenze lavorative famigliari, si ritiene opportuno richiamare ancora una volta che la scuola dell’infanzia è scuola, rientra nelle Indicazioni Nazionali, fa parte degli Istituti Comprensivi e, come evidenziato da studi e documenti italiani, europei, internazionali, è ambiente privilegiato di apprendimento e di sviluppo per la fascia dai 3 ai 6 anni. Non certo un parcheggio di minori.
Vista ancora l’emergenza sanitaria in atto, gli insegnanti continueranno come finora avvenuto con la Didattica a Distanza che permette di tenere il contatto vivo con bambini e genitori, sono pronti a rispondere ad iniziative sensate che lo Stato possa mettere in campo da oggi a settembre, fino al momento in cui il Ministero dell’Istruzione non darà precise direttive in merito, come sopra auspicato.
Comitato Tutela Docenti Infanzia e Primaria
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