Come rivedere la legge 107

Adesso che Renzi è caduto, si parla di rivedere con il nuovo governo la legge 107/2015 che è stata tanto criticata dagli insegnanti. Siamo d’accordo a cambiarla perché ha mostrato tante criticità, ma attenzione a non buttare il bambino insieme all’acqua sporca…

Merito della riforma per esempio è stata quella di introdurre l’organico funzionale: docenti in più dati alla scuola per potenziare alcune discipline, secondo quanto scelto dalla singola scuola nel Piano di Offerta Formativa. Non sempre ,però, sono stati dati i docenti richiesti dalla scuola e comunque sono stati dati in numero insufficiente.

Merito della riforma è stata anche quella di bloccare i trasferimenti dei docenti per tre anni i, in modo che non ci sia il via vai dei docenti ogni anno, a scapito della continuità didattica per gli alunni. Ma a causa di un algoritmo di trasferimento errato e dei conseguenti ricorsi degli insegnanti (alcuni con meno punteggio in graduatoria hanno avuto il posto nella propria provincia di residenza, altri con più punteggio in graduatoria si sono trovati trasferiti in altre regioni),si è concesso assegnazioni provvisorie a tutti quelli che lo richiedevano, vanificando di fatto la continuità didattica.

Veniamo ai punti contestati. Si è detto che ai presidi è stato dato troppo potere con la chiamata diretta. Ciò non è assolutamente vero, in quanto la chiamata diretta quest’anno è stata limitata a pochi docenti (docenti neoimmessi nella fase B e C). Vero è che dall’anno prossimo, se la legge non cambia, tutti i docenti  titolari non potranno più trasferirsi perché ricadrebbero nell’ambito, una sorta di limbo, da dove devono essere pescati dai dirigenti scolastici che valutano i loro curricula . Si è detto a ragione che tutto rimaneva nella discrezione del dirigente scolastico ,anche se bisognava seguire un elenco di competenze dettate dal Ministero. 

E’ il caso di tornare al vecchio sistema che prevedeva i trasferimenti secondo il punteggio di graduatoria, metodo più oggettivo, più trasparente, più rispondente ai dettami della Costituzione. L’unico paletto che metterei è il trasferimento bloccato per tre anni per salvaguardare la continuità didattica per gli studenti e la realizzazione del Piano triennale di Offerta Formativa. Abolirei per tutti l’assegnazione provvisoria, questa sì soggetta a pratica discrezionale dell’ufficio scolastico: sei titolare in una scuola, ma vai per un anno a insegnare in un’altra scuola. Che senso ha? 

L’altro aspetto critico è il merito per i docenti. C’è chi lo vorrebbe abolire tout court.  C’è chi lo vorrebbe assoggettare alla contrattazione con le RSU. Io invece lo lascerei alla discrezionalità del dirigente scolastico, sulla base dei criteri stabiliti dal comitato per la valutazione degli insegnanti, com’è adesso. Il dirigente scolastico è valutato ed è giusto che valuti a sua volta gli insegnanti. Non può essere un pari grado , tantomeno RSU, a giudicare gli insegnanti, né uno di un altro ruolo, perché nelle RSU potrebbe esserci anche un collaboratore scolastico o assistente amministrativo. Sottrarre il merito  alla discrezionalità del dirigente scolastico per darlo alla discrezionalità sindacale della contrattazione con le RSU non mi sembra un grande passo avanti.

Eugenio Tipaldi

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