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Come salvare la scuola? Largo al “partito trasversale del merito e responsabilità”

Quel che serve per risollevare la scuola non sono vuoti annunci, ma un largo consenso trasversale per la costruzione di un’istruzione più rigorosa: la richiesta è stato formulata da un gruppo di docenti universitari ed intellettuali esperti di scuola che attraverso una lettera aperta intendono promuovere “un partito trasversale del merito e della responsabilità” che si faccia carico di risollevare il mondo dell’istruzione.
Il documento è stato presentato il 26 marzo – nel bel mezzo della campagna elettorale – presso lo storico liceo Visconti di Roma alla presenza di alcuni suoi firmatari. Tre gli obiettivi da raggiungere attraverso la sua presa in carico: aggiornare i programmi, riorganizzare l’istruzione superiore, rafforzare l’autonomia. Due i mezzi da adottare: ispirarsi “ai criteri di merito e di responsabilità” prendendo le distanze da decenni di falso egualitarismo e di buonismo.
“Per questo ‘partito del merito e delle responsabilità’ – si legge nella lettera – è arrivato il momento di manifestarsi ed assumere precisi impegni di fronte all’elettorato”. Largo, quindi, ad una scuola più efficace ed esigente; al ritorno dell’autorevolezza del ruolo del docente; alla valutazione dei dirigenti scolastici, soprattutto sulla base delle loro capacità di far rispettare le regole.
“Siamo ormai di fronte ad un vero e proprio disastro pedagogico – ha detto Mario Pirani, editorialista de `La Repubblica’ – dovuto a tre fattori: il prolungamento infinito del ’68 con il passaggio dal voto politico collettivo al sei `rosso’; la proliferazione del permissivismo; l’apertura indiscriminata del servizio pubblico, soprattutto di tipo scolastico e sanitario, inteso come azienda”.
“Ma la scuola non è un’azienda – ha sottolineato Giorgio Israel, docente di Matematica alla `Sapienza’ di Roma – perché non fornisce pomodori pelati o servizi postali: il giudizio di un insegnante non può essere commisurato a quello che si attua verso un utente. E’ ora di finirla di pensare che gli studenti siano utenti, perché in questo modo si favorisce l’egualitarismo e l’atteggiamento tollerante delle famiglie”.
Anche Sergio Givone, docente di Estetica all’università di Firenze, ritiene che “i partiti si adoperino per reintrodurre le sane regole della meritocrazia e della fermezza, perché – ha sottolineato l’accademico – sono aspetti indispensabili se si vuole avere una scuola più qualificata ed efficace”.
Secondo i firmatari del documento, la polemica di questi giorni sui corsi di recupero estivi lascerebbe intravedere, al di là degli indubbi problemi che le nuove norme hanno creato, invece una forte resistenza ad un cambiamento in questo senso.
“Confondendo l’autorevolezza con l’autoritarismo – ha detto Mario Pirani – si è finiti per perdere il senso del limite: oggi a scuola si può essere ignoranti o bulli oltre ogni limite semplicemente perché non vi sono più punizioni: il risultato è che in dieci anni si sono diplomati quasi 9 milioni di ragazzi con debiti e che all’ultimo concorso per magistrato più di 50 posti su 380, a fronte di 5.000 aspiranti, non sono stati assegnati per palese impreparazione dei candidati”.
Gli esperti di scuola non se la sentono però di prendersele con l’attuale responsabile della pubblica istruzione: “in meno di due anni il Ministro Fioroni ha cercato di dare una sterzata – ha detto l’editorialista della stampa – introducendo atti verso il dovere scolastico che non si vedevano dai tempi della Falcucci: l’esame di Stato, l’obbligo formativo a 16 anni, l’obbligo di recupero dei debiti e il decreto di maggiore punibilità degli atti violenti, anche contro i docenti sono tutti provvedimenti che fanno bene alla scuola”.
Provvedimenti su cui il futuro governo dovrebbe quindi insistere: “non si può educare alla vita pensando che a scuola non si deve faticare e che il parametro di riferimento è ormai l’ultimo della classe”, ha spiegato Israel.
Per il matematico della `Sapienza’ è però anche fondamentale ridare ai docenti l’adeguata dignità professionale: “ormai gli insegnanti sono considerati dei semplici facilitatori, quasi degli operatori per le feste pomeridiane. Questa semplificazione eccessiva – ha continuato Israel – ha portato alla scomparsa delle discipline e delle competenze classiche del docente favorendo un insegnamento di tipo olistico: una visione del docente totalitaria, quasi di ispirazione sovietica, che ha spianato la strada ad un processo di apprendimento ormai fortemente ritardato”. Il professore di Matematica ha infine spiegato l’esigenza di tornare al voto classico numerico: “la valutazione diretta – ha concluso Israel – è alla base del rapporto personale docente-studente”.
I docenti auspicano che ora il documento – cui hanno aderito anche lo storico Ernesto Galli della Loggia e il politologo Giovanni Sartori – venga raccolto da tutte le forze politiche attraverso “risposte convincenti e annunci di impegni precisi”. Ma i politici, che sembrano sinora aver volutamente escluso la scuola dalle priorità da adottare per risollevare il Paese, sono intenzionati a raccogliere questi provvedimenti ispirati al merito e della responsabilità?
Alessandro Giuliani

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