Se ne parla più che mai in questi giorni, ad anno scolastico iniziato ormai in tutta Italia, considerando anche l’ultima circolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito per quanto riguarda l’uso dei cellulari da parte di bambine e bambini, ragazze ragazzi. La domanda che si sono posti in molti, genitori e adulti di riferimento, è quando arriva e quando è giusto che arrivi nelle loro mani il primo smartphone? Il grande dibattito che in rete trova spazio non solo a livello nazionale, vede quasi un unico schieramento: il più tardi possibile. Infatti, in questi giorni, non si contano gli appelli che chiedono una stretta ancora più forte sugli smartphone.
Il possesso di un Android o un iPhone significa anche l’accesso ai profili social e quindi arrivano altri spunti di discussione e preoccupazione. E quando attivare un profilo social? Per legge in Italia bisognerebbe aspettare i 16 anni, ma nella realtà come non avere un profilo quando gli altri lo hanno?
Alcune ricerche, come quella svolta dai ricercatori dell’ateneo milanese Bicocca e dalla SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana), partendo dai dati INVALSI ha posto l’attenzione sulle relazioni tra uso precoce dei dispositivi come gli smartphone e dei social media. La ricerca ha riguardato 1672 adolescenti (scuola secondaria di primo grado), tra i 10 e i 14 anni, confrontando chi riceve il dispositivo prima dei 12 anni, e chi lo riceve a 12, 13 e 14 anni. Tra i risultati da non trascurare c’è l’impatto negativo sull’apprendimento.
La preoccupazione sull’uso precoce dei dispositivi è globale. Negli Stati Uniti, sono 42 i procuratori generali che hanno appoggiato il piano per mettere un’etichettatura sui social media simile a quella che avverte dei pericoli di alcol e sigarette, e hanno chiesto al Congresso di approvarlo. Il governo australiano sta pianificando di vietare i social network ai più giovani, definendo un’età minima per l’accesso. Dalla Spagna alla Gran Bretagna e all’Irlanda, i genitori stanno inondando i gruppi WhatsApp e Telegram con piani non solo per tenere gli smartphone fuori dalle scuole, ma anche per unirsi e condividere idee e strategie per riuscire a rifiutarsi di acquistare i dispositivi ai ragazzi prima dell’adolescenza.
Alcuni studi condotti in questi paesi dimostrano che la maggior parte dei bambini ha uno smartphone all’età di 12 anni. In Spagna, per esempio, il 25% dei bambini ha un cellulare all’età di 10 anni e quasi il 50% all’età di 11 anni, a 12 anni, la percentuale sale al 75%. L’ente britannico di regolamentazione dei media Ofcom – Office of Communications (l’autorità regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito) ha recentemente dichiarato che il 55% dei bambini britannici possiede uno smartphone tra gli otto e gli 11 anni, con una percentuale che sale al 97% entro i 12 anni.
Il Sole 24 ORE propone una guida alla scelta del primo smartphone per limitare e prevenire danni. Si tratta più che altro di indicazioni, che però se condivise possono dare il via anche ad altre idee tra docenti e genitori.
In primo luogo il consiglio della testata appena citata è unire il risparmio ad alcune caratteristiche dei dispositivi: per esempio schermi più piccoli significano prezzi più bassi. Il pannello 6,1 pollici è quello intermedio in quanto a misure e quindi sia per Android che per iPhone si può partire da lì. E sempre pensando ai costi, un altro consiglio è quello di scegliere brand che propongono i dispositivi ricondizionati e tenere d’occhio il mercato dell’usato.
E poi non va dimenticato, e per chi non lo ha mai usato, va considerato, il parental control. Vi sono numerose App, tra queste per gli Android Family link, di Google, è intuitiva e ampiamente validata. Un’altra, che consente di controllare il tempo d’uso e di limitarlo, molto popolare è Tempo di Utilizzo.
La vera sfida potrebbe essere quella di dotare i propri figli e figlie dei cosiddetti dumb phone, quei telefoni vecchia generazione che servono per telefonare, mandare SMS tradizionali e al massimo accedere a WhatsApp, per esempio per chat di classe o di genitori. Qualcuno ci ha già provato e questo intanto serve per negoziare l’arrivo posticipato di un vero e proprio smartphone o iPhone.
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