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Come scompaiono le cattedre nell’organico di diritto

Sappiamo che il programma del Governo prevede, per le Pubbliche Amministrazioni, risparmi che si traducono in tagli al trasferimento di fondi, blocco del turn over del personale e, nella scuola, in pesanti ammanchi del numero di cattedre in organico di diritto, a fronte di una popolazione studentesca stabile o, in alcune aree metropolitane, addirittura in aumento.
Com’è possibile, allora, il taglio di posti? Chi viene mandato in classe, se le cattedre, in organico di diritto, non esistono più?
La risposta è elementare: i posti mancano perché divisi in spezzoni orari. Non più cattedre, quindi! Negli anni scorsi, gli stessi spezzoni, tre di sei ore, in scuole diverse, in materie diverse, perfino in sedi diverse, formavano cattedre che andavano assegnate per trasferimenti, passaggi, immissioni in ruolo (oggi, nomine a tempo indeterminato), anche nomine annuali per i docenti precari, con diritto alla retribuzione, inclusa quella relativa ai mesi estivi.
Non è più tempo di somme!
Oggi, al contrario, le cattedre sono tagliate e suddivise.
Ne paga le conseguenze la società civile. Infatti, aumentando gli studenti per classe, si registra un inevitabile abbassamento della qualità del servizio, non è più assicurata la continuità didattica, aumentano le frustrazioni per gli insegnanti, che non vedono accolte le domande di trasferimento, di passaggio, con inevitabili ricadute sull’”utenza” e, per i precari, non più lavoro. Gli spezzoni vengono assegnati, come straordinario, agli insegnati già in organico alle scuole.
A questo tipo di interpretazione restrittiva della normativa vigente, i sindacati confederali e la Gilda si oppone fermamente, con raffiche di ricorsi in numerose province.
Giorgio Veneziani

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