Per questo c’è l’anno scolastico fatto seriamente e concluso con lo scrutinio di ammissione con almeno la sufficienza in ogni disciplina. Nelle norme dell’esame si parla sempre e solo di “colloquio”, cioè di dialogo con la commissione, scandito da tre momenti.
Il colloquio deve svolgersi in un’unica soluzione temporale, alla presenza dell’intera commissione ed è aperto al pubblico. Si inizia con l’argomento scelto dal candidato (la “tesina”, anche in forma multimediale) e si prosegue poi con argomenti proposti al candidato da parte della commissione. Questa seconda fase del colloquio è definita “preponderante” e deve vertere su argomenti di interesse multidisciplinare con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato nella classe durante l’ultimo anno di corso. Tali argomenti “interdisciplinari” possono essere introdotti mediante la proposta di un testo, di un documento, di un progetto o di altra questione di cui il candidato individua le componenti culturali, discutendole. La conclusione del colloquio prevede obbligatoriamente la discussione degli elaborati relativi alle prove scritte del candidato.
La commissione procede subito – a porte chiuse – all’attribuzione del punteggio del colloquio nello stesso giorno nel quale il colloquio viene espletato. Il punteggio massimo è di 30 punti ma al colloquio giudicato sufficiente devono essere attribuiti punti 20 e non 18 come vorrebbe il calcolo puramente matematico. Si sa che la valutazione va sempre oltre il freddo sistema numerico. Tranne nei casi controversi. Difatti il punteggio viene attribuito dall’intera commissione a maggioranza, secondo i criteri di valutazione stabiliti e con l’osservanza della procedura di cui all’art. 15, comma 7. “Se sono proposti più di due punteggi e non sia stata raggiunta la maggioranza assoluta, il presidente mette ai voti i punteggi proposti, a partire dal più alto, a scendere. Ove su nessuna delle proposte si raggiunga la maggioranza, il presidente attribuisce al candidato il punteggio risultante dalla media aritmetica dei punti proposti e procede all’eventuale arrotondamento al numero intero più approssimato. Non è ammessa l’astensione dal giudizio da parte dei singoli componenti. Di tali operazioni è dato dettagliato e motivato conto nel verbale”.
Promemoria:
1. Mentre all’esame di Stato della scuola media inferiore la “tesina” è sempre multidisciplinare dato che il consiglio di classe procede per unità didattiche interdisciplinari, alla maturità la tesina (o meglio l’argomento scelto dal candidato) può essere monotematico e monografico e per evitare di diventare “monotono” molti candidati scelgono la forma “multimediale”.
2. E’ stato l’ex ministro del MIUR Letizia Moratti, dopo dieci anni dall’inizio della riforma dell’esame di maturità, che ha “arricchito” il testo dell’O.M. con un aggettivo imponente come un pesante macigno specificando il rilievo “preponderante” della seconda parte del colloquio. Questo non era previsto né dal regolamento degli esami né tanto meno dalla legge del 435/1997. Qualche volta il “preponderante” viene utilizzato per rendere ostica e snervante la prova orale in modo esagerato come interrogazione generale su tutto il programma di tutte le materie. Mentre è da 15 anni che è scritto, in copia/incolla, che la commissione propone degli argomenti, di “interesse multidisciplinare”. E qui si nota la difficoltà della competenza dei commissari.
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