L’avvento di Internet e dei social network non ha solo modificato la società e i nostri comportamenti, ma anche e soprattutto la lingua che usiamo. Non sono pochi gli esperimenti linguistici che nascono in rete per poi avere ampio riscontro nel mondo offline, volte sedimentandosi così tanto nel parlato e nello scritto che a volte, dopo un po’ di tempo, risulta difficile anche avere contezza della loro provenienza. VAI AL CORSO
Capita a molti docenti di non riuscire a comprendere davvero il significato o le implicazioni di alcune parole o espressioni usate dai propri alunni, intrisi di cultura pop e di trend di TikTok. Basta pensare al fenomeno del “corsivo” parlato, scoppiato quest’estate ad opera di una tiktoker, che è stato replicato da molti giovanissimi.
Per quanto si tratti di tendenze effimere che lasciano il tempo che trovano, è importante, se si vuole comprendere cosa sta succedendo attorno a noi e riflettere sugli usi della nostra lingua, partire anche da questi fenomeni. Bisogna innanzitutto comprendere che la domanda da porsi non è più “cosa ci faccio col web” ma “cosa il web sta facendo a noi”.
Perché no, sarebbe ottimale riuscire a fare con i propri studenti una riflessione linguistica attraverso esempi, ricerche, dati ed autori, su come il nostro linguaggio in molti modi sia cambiato con l’avvento del web e su quali siano le conseguenze su di noi, come cittadini, di questo cambiamento dinamico. Occorre quindi non rimanere indietro sulle ultime “novità linguistiche”: se apprese a pieno possono essere uno strumento didattico in più, con il quale riuscire a fare appassionare gli alunni confrontandole con modi di usare la lingua del passato.
Per capire la lingua del web occorre imparare quali sono i neologismi, le parole straniere, le sigle, le abbreviazioni e le parole gergali che fanno ingresso nel nostro lessico. Per non parlare di un’altra forma di comunicazione online che si accompagna a quella verbale: quella che si basa sulle emoji, che fanno spesso capolino anche nel mondo reale.
Non si possono poi non attenzionare il triste fenomeno del linguaggio aggressivo fatto di “parole di odio” tipico di alcuni meandri dei social, la netiquette e il linguaggio tipico delle fake news che è bene riconoscere.
Su questi argomenti il corso La lingua italiana ai tempi del web, in programma dal 20 ottobre, a cura di Rodolfo Marchisio.
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