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Come si elegge il presidente della Repubblica

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Daily.wired.it sintetizza numeri e modalità per l’elezione del Presidente della Repubblica, che tanto dibattito sta provocando tra le forze politiche uscite dalle elezioni di 50 giorni addietro.
A partire da domani mattina, 18 aprile, alle 10 si iniziano le operazioni per eleggere il Capo dello Stato. Molto probabilmente chi sarà eletto non sarà nessuno dei nomi che da qualche tempo si rincorrono sui giornali e sul web, mentre finora tra i tre schieramenti: M5S, Pdl e Pd non si è trovato un accordo serio su un nome condiviso, per cui tutto farebbe prevedere che i prime tre scrutini, quelli nei quali, secondo l’ art. 83 della Costituzione, occorre la maggioranza qualificata dei due terzi, andranno perduti, buttati cioè nel cestino orami stracolmo del Tempo della nostra politica litigiosa.
Alla Camera dei deputati, capienza quasi raddoppiata per l’occasione, è convocato un esercito di 1.007 persone. Vediamo chi sono. Si tratta dei 630 deputati di casa, dei 319 senatori (partecipano anche i tre senatori a vita, i recordmen Giulio Andreotti – che probabilmente non ci sarà – ed Emilio Colombo oltre a Mario Monti e il senatore di diritto a vita Caro Azeglio Ciampi) e dei 58 delegati regionali, tre per ciascuna Regione esclusa la Val d’Aosta, che ne invia soltanto uno. Si tratta di consiglieri comunali, presidenti di Consiglio o governatori che rispecchiano il quadro politico dei singoli territori. Ciascun consiglio, quindi, ha designato un membro dell’opposizione e due cariche istituzionali: fra loro, solo cinque donne. Fatti due conti, nelle prime tre chiame – il voto si svolge ovviamente a scrutinio segreto – occorrono 672 voti, dalla quarta in poi è sufficiente la maggioranza assoluta dei 1.007 cosiddetti grandi elettori (formula che ricalca il lessico elettorale statunitense), e cioè 504 preferenze.
Difficile farcela al primo scrutinio. Anche se in quasi settant’anni di Repubblica si è visto di tutto. Non ci riuscì nemmeno il primo, vero presidente, Luigi Einaudi (Enrico De Nicola fu Capo di Stato provvisorio dal giugno 1946 al maggio 1948), eletto alla quarta chiama. Per non parlare del successore, Giovanni Gronchi (quarto scrutinio) o Antonio Segni (ce ne vollero ben nove). Il record, tuttavia, appartiene alla coppia successiva. Giuseppe Saragat, padre del Psdi, venne fuori nel 1964 dopo 21 votazioni, 7 anni dopo il nome di Giovanni Leone spuntò non prima di 23 chiame. Anche all’amatissimo Sandro Pertini, nel 1978, occorsero parecchi spogli, sedici, ma il consenso che raccolse il socialista al Quirinale non sarebbe stato mai più raggiunto: 832 voti su 995. Dipende infatti anche dai voti, più che dalle chiame: l’ideale sarebbe che il nome espresso fosse il più condiviso possibile, a prescindere da quanto tempo ci voglia per scovarlo. Chi, invece, sorprese tutti e riuscì a essere indicato dai due terzi dell’Assemblea al primo scrutinio fu Francesco Cossiga, che nell’85 fu al contempo il più giovane presidente della Repubblica (57 anni). Con buona pace della capogruppo grillina a Montecitorio Roberta Lombardi, l’art. 85 della Costituzione indica in 50 anni l’età minima per essere eletti al Colle. Il resto è storia recente e, rispetto al passato repubblicano, più rapida: a parte il sedicesimo scrutinio per Oscar Luigi Scalfaro, c’è il grande appoggio raccolto da Carlo Azeglio Ciampi (primo voto) e il quarto scrutinio necessario a Giorgio Napolitano, eletto dal centrosinistra più qualche decina di voti sparsi.
Ci aspettano infine giorni di dirette fiume e di abbuffate di social network, questo è certo.
 Rai 1, visibile attraverso la piattaforma Rai.tv, ha già annunciato che seguirà in diretta i lavori fin dalle 10 di giovedì 18 aprile. Così come il canale all news di viale Mazzini, Rai News 24. I palinsesti della rete ammiraglia ne usciranno stravolti. Ovviamente sarà possibile seguire le votazioni sul canale tv della Camera dei deputati (anche online su webtv.camera.it) e sui canali all news, da SkyTg24, visibile su PC e tablet grazie all’applicazione SkyGo, a TgCom24 e relativa app, così come sui portali dei grandi organi d’informazione che rilanceranno il live streaming della Camera integrandolo ovviamente con i propri contenuti e live blogging.