Questa storia kafkiana del ddl scuola, fatta di sotterfugi, tattiche e strategie politiche di basso profilo, ha prodotto sicuramente un risultato che è sotto gli occhi di tutti, il “processo” senza motivo degli insegnanti della scuola pubblica italiana. Ma quali sono le accuse che vengono poste ai docenti, per avere meritato la condanna, scritta in una legge abborracciata, con il solo intento di colpire a morte gli insegnanti?
La legge sulla scuola è pensata per sottomettere intellettualmente gli insegnanti, per colpire il loro potere contrattuale e per annientare i sindacati rei di avere troppo potere nelle scuole. Per fare questo e per controllare le azioni degli insegnanti, nasce la figura del preside-sceriffo, vero dominus della scuola che non deve sottostare a norme contrattuali collettive o integrative d’istituto. Un super dirigente che può assumere e controllare i suoi assunti dominandoli psicologicamente, inibendoli nella libertà d’insegnamento e anche nella libertà della valutazione.
Ecco quindi nascere una scuola in cui si materializzerà, a partire dal prossimo settembre, un nuovo modus vivendi, volto ad accontentare le richieste e le esigenze della dirigenza scolastica. Una domanda che abbiamo rivolto a qualche docente è: “In che cosa si materializzerà nei fatti questa nuova scuola?”.
Alcuni insegnanti dicono che una delle prime cose che verrà adottata da molti presidi, già a partire dal prossimo settembre, è il controllo digitale dell’entrata a scuola e dell’uscita degli insegnanti. In buona sostanza si teme che anche i docenti, come il restante personale scolastico, venga costretto da regolamenti interni, a timbrare il cartellino o per meglio dire a strisciare il badge. Ovviamente si teme anche che gli orari del servizio settimanale dei docenti vengano modificati con la riformulazione del testo unico sulla scuola, delega prevista dalla riforma scolastica.
Qualcuno prevede che, per recuperare le risorse finanziarie investite per le 100 mila assunzioni e quelle necessarie per rinnovare il contratto, si porti l’orario di servizio della scuola secondaria di primo e secondo grado a 21 ore settimanali.
C’è anche chi teme lo sconfinamento dei comitati valutazione, in equipe ispettive dirette dal dirigente scolastico a fare le visite di controllo. C’è anche chi prevede piani delle attività più corposi che derogano dalle classiche 80 ore previste per contratto, ma soprattutto un impegno continuativo e giornaliero fino al 30 giugno di tutti gli insegnanti. Si teme anche l’introduzione stabile e per tutto l’anno scolastico, dell’ora aggiuntiva settimanale da dedicare agli incontri scuola-famiglia antimeridiani. Gli insegnanti hanno capito che il compito assegnato dal Governo ai nuovi dirigenti scolastici è quello di spremere fino all’osso gli insegnanti, facendoli lavorare senza sosta e soprattutto controllandoli con lo scettro dell’autoritarismo.
Ma sarà veramente così? Bisognerà vedere se questi timori si materializzeranno realmente, anche se la legge sulla scuola dà, in mano ai dirigenti scolastici, quei poteri per sottomettere psicologicamente, e non solo, tutti gli insegnanti che caso mai dovessero ribellarsi agli ordini gerarchici.