7,5 milioni di studenti a casa, decine di milioni di ore di lezioni perse e sospensione delle attività didattiche: contribuirà questa sorta di cataclisma da coronavirus a cambiare la nostra scuola?
Sicuramente questi giorni di chiusura forzata delle scuole avranno una loro ripercussione, soprattutto sul versante della didattica digitale che ha messo in luce, nonostante lo avessimo ignorato, non tanto la carenza di tecnologie, ma la scarsa preparazione informatica dei docenti.
Tuttavia, tra fai da te, confusione, incertezze, impennate solidaristiche e fantasiose scoperte, la didattica a distanza si è rivelata uno strumento che può dare valore aggiunto alla didattica, ma, affinchè questi sforzi non vadano perduti, occorre che si implementi e si incentivi la formazione dei prof in modo che non si improvvisi più, utilizzando in maniera efficace i mezzi tecnologici.
A tale scopo, viene raccontata l’esperienza dell’Istituto comprensivo di Lozzo Atesino, che include anche il comune di Vo’ Euganeo (PD), la prima cittadina chiusa per l’emergenza oronavirus, il cui dirigente il giorno dopo era collegato già con una trentina di suoi insegnanti per organizzare delle lezioni online.
E infatti, in tempi rapidi ha creato una rete che ha coinvolto esperti di robotica, di intelligenza emotiva e di giornalismo, aziende e insegnanti di altre scuole, studenti delle superiori di scuole della Liguria e della Puglia che in una sorta di “gemellaggio” hanno tenuto lezioni di inglese o di chimica, tanto che la stessa BBC vi ha dedicato un servizio.
E tutto con piattaforme gratuite, nella giusta intuizione che l’equivalente del pulmino, per recarsi a scuola ogni giorno, o della mensa, è la connettività magari con un wifi comunale gratuito.
Fra l’altro anche Indire ha lanciato soluzioni per la didattica a distanza con metodologie e strumenti innovativi, come “La scuola per la scuola” che in tre giornate ha visto 10mila docenti partecipare ai webinar di formazione.
Se la scuola dunque sta dando dimostrazione di sapersi organizzare nell’emergenza, prendendo pure atto che il valore della formazione digitale torna con gli interessi, occorre pure sottolineare che la formazione e l’aggiornamento non possono essere più a base volontaria, ma obbligatoria.
Confermando sempre tuttavia che la didattica digitale non può essere mai sostitutiva della didattica in presenza, si è capito, nel corso di questi giorni di isolamento per coronavirus, che è possibile fare una didattica diversa, magari smettendola di dividersi fra pro e contro la tecnologia a scuola.
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