Il 5 agosto del 2011, arrivava la nota letterina della BCE, in uno dei suoi passaggi si leggeva: “Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione)”.
L’attuale Presidente del Consiglio, al Sole 24 ore, e correva il 26 ottobre del 2011, dichiarava: “Mi ritrovo nella lettera della Bce”. E questo lo abbiamo ben visto, Jobs Act docet. E lo vediamo ora nella riforma della buona scuola “azienda”.
Cosa chiedeva la BCE? Capacità di assecondare le esigenze delle imprese, performance, flessibilità, efficienza, efficacia. Il tutto è presente, in modo devastante, in questa riforma. Ora, dopo lo sciopero, probabilmente sorprendente per il Governo,questo non sa più cosa fare per spiegare le proprie ragioni. Forse non hanno compreso che le loro ragioni, per il popolo della scuola, sono semplicemente un torto, un torto che viene respinto. Ma il governo insiste e persiste.
Un video di diversi minuti, con una lavagna ed un gesso, in questo caso non rottamata, che sa di inverosimile, eppure è successo. A questo si aggiunge la letterina, che qualcuno ha suggerito al Governo di far pervenire dopo lo sciopero del 5 e 12 maggio, altrimenti sarebbe stata una ingerenza incredibile volta a colpire il diritto di sciopero e le prerogative sindacali, che non sono proprietarie della scuola, ma raccolgono le miriadi istanze del mondo della scuola. Quella scuola che ha detto no alla riforma che vorrebbero approvare, che continua a dire no e che dirà no, semplicemente perchè è stata capita, compresa e rifiutata. Perchè scuola azienda? Ripropongo qui un piccolo e conciso esempio che ben spiega come funziona il mondo del lavoro nel settore privato.
Il piano industriale, definito anche business plan, è il documento più importante per l’azienda, con il quale, sia dal punto di vista qualitativo, che quantitativo, si definiscono le strategie competitive dell’azienda, gli scopi, gli obiettivi strategici, per vendere il proprio prodotto, attirare clientela ed incrementare il profitto. I piani industriali, di norma, hanno una durata non inferiore ai tre anni e non superiori ai cinque anni, ma la maggior parte hanno durata triennale. Una volta definito il piano industriale, chiaramente l’azienda dovrà adeguare il proprio organico, che dovrà essere funzionale a soddisfare gli obiettivi come definiti nel piano industriale. Il personale verrà assunto, od a termine, od a tempo indeterminato, attingendo principalmente dal territorio, dagli uffici di collocamento territoriale od attingendo dalle note agenzie di somministrazione, anche perché il legame con il territorio è fondamentale.
Ebbene, tutto ciò ricorda qualcosa? Andando a leggere la riforma sulla #buonascuola, le analogie tra piano triennale, organico funzionale, ed albo territoriale, con tutto quello che ora ho sinteticamente enunciato sono incredibilmente consistenti. Le scuole diventeranno aziende, funzioneranno come le aziende, con parole d’ordine chiare, quali produttività, efficienza, competitività, profitto, meritocrazia funzionale alla concorrenza per sfornare non più cittadini, ma lavoratori .
Renzi nella sua letterina scrive che “la scuola è il punto di partenza di tutto”.
Ed ha ragione. E’ il punto di partenza di un nuovo processo generazionale che si vuole plasmare. Le generazioni che verranno si dovranno ritrovare nell’unica ideologia dominante, quella del capitalismo, il resto dovrà essere spazzato via. E’ questo il punto nodale della questione. Scrive che assumeranno oltre 100 mila precari, senza spiegare il come, a quali condizioni, ora ben note.
Ma la cosa incredibile è quando scrive: “Ovviamente chi non rientra nell’elenco si lamenta, quelli del TFA non condividono l’inclusione degli idonei del 2012, quelli della GAE chiedono di capire i tempi, quelli del PAS fanno sentire la propria voce. Tutto legittimo e comprensibile. (…)”.
Cioè per anni lo Stato ha costretto migliaia di migliaia di persone ad intraprendere una miriade di percorsi, costosi, anzi costosissimi, per entrare nel mondo della scuola, ed ora cosa ti dicono? Mi dispiace, puoi anche lamentarti, ma è così che funziona il gioco. Riprova praticamente nella prossima vita. Dice che daranno più soldi agli insegnanti. Quanti soldi hanno perso gli insegnanti con il blocco del contratto? Degli scatti di anzianità? Cosa sono 500 euro per la formazione annui? Rispetto a quello che hanno perso? Nulla. Ed i 200 milioni da non distribuire a pioggia, in modo equo, non sia mai, una miseria che si contenderanno in pochi nell’ottica della competizione. Una gara, con dei vincitori, e sconfitti. Ma qualcuno potrà spiegare a questi signori che la scuola è una cosa seria e non un gioco da tavolo?
Si scrive che si educano cittadini, non solo lavoratori.
Come, con l’alfabetizzazione all’autoimprenditorialità? Con le competenze? Con il curriculum? Con la standardizzazione dell’Invalsi?
Poi, il tocco di classe. Ecco alcune menzogne che lui dice non essere corrispondenti al vero.
Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di Istituto.
Falso. Il Piano triennale è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell’offerta formativa. Il coinvolgimento con le aziende è inevitabile.
I giorni di vacanza non si toccano
Nel testo del disegno di legge si scrive che “ Nei periodi di sospensione dell’attività didattica, le istituzioni scolastiche e gli enti locali, anche in collaborazione con le famiglie interessate, le realtà associative del territorio e del terzo settore, promuovono attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive da svolgersi presso gli edifici scolastici “. Non è escluso che i docenti degli edifici interessati possano essere coinvolti da tale processo.
Nessuno può essere licenziato dopo tre anni.
E quando finisce il periodo dei tre anni dove andranno collocati i docenti ex precari,entrati in un ruolo ultra-flessibile? Se non troveranno posto negli albi territoriali? Cambieranno amministrazione? Faranno mobilità volontaria? Andranno in eccedenza?
Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto.
Beh premesso che non si può dire a priori se chi è collocato nell’albo sia amico o meno di quel Ds, la norma nella buona scuola dice che “il dirigente, per la copertura dei posti dell’istituzione scolastica, propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti. Il dirigente scolastico può utilizzare il personale docente in classi di concorso diverse da quelle per le quali è abilitato, purché possegga titoli di studio, validi per l’insegnamento della disciplina, percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire.”
Più chiara di così, si muore d’ignoranza o cattiva, anzi pessima fede.
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