Nella mia scuola, come in tante altre, il comitato per la valutazione deve ancora riunirsi (lo farà nei prossimi giorni) per definire i criteri sulla base dei quali il dirigente dovrà poi assegnare il bonus ai docenti. Sebbene la legge 107 non espliciti alcuna modalità per la definizione di tali criteri – al di là di indicazioni che, almeno a mio avviso, appaiono tanto generiche e dilettantesche quanto oggettivamente inutilizzabili (es. «diffusione di buone pratiche didattiche», comma 129, lettera b) –, una recente nota del MIUR (n. 1804 del 19 aprile 2016) ha voluto precisare (come se una nota del ministero prevalesse sulla legge stessa) che «il fondo dovrà essere utilizzato, non attraverso una generica distribuzione allargata a tutti e nemmeno, di converso, attraverso la destinazione ad un numero troppo esiguo di Docenti».
Mi riesce difficile capire come sia possibile essere giudicati sulla base di criteri indicati a posteriori: in sostanza, alla fine dellʼanno verrà spiegato che, se avessimo fatto questo e/o questʼaltro da settembre in poi, avremmo meritato un premio. Tale procedura mi appare anomala e discriminatoria e suppongo che possa facilmente aggiungersi ai molti altri aspetti della riforma suscettibili di ricorso.
Qualunque giudizio si voglia dare sul bonus in questione, date le circostanze, a me pare che mai come questʼanno lʼunica sua distribuzione giuridicamente ed eticamente possibile sia quella in parti uguali a tutti i docenti (con la vergognosa esclusione di quelli a tempo determinato, che sono ormai ufficialmente dei paria per legge). Ogni altra soluzione imporrebbe un principio illogico e ingiusto, del tutto svincolato dalle stesse finalità della legge: stabilire alla fine del gioco le regole per individuare il vincitore (con lʼinevitabile sospetto che le regole stesse siano ritagliate sulla fisionomia del candidato pre-scelto…).
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