Comitato di valutazione e docenti contrastivi

Cari colleghi, credo sia opportuno rivedere le nostre considerazioni alla luce di alcune vicende emerse di recente nel dibattito politico e sindacale.
Credo, come la maggioranza dei docenti, che il comitato è parte di un disegno complessivo il cui scopo non è quello di misurare il “merito” dei docenti, pressoché impossibile, bensì unicamente di depredarli della loro dignità professionale, di renderli proni, accondiscendenti, acritici, non-pensanti, arrendevoli, remissivi. Ciò in ragione di una visione autoritaria e reazionaria della funzione sociale e culturale della scuola: limitarsi a “produrre” lavoratori funzionali alle necessità produttive, svilendo del tutto l’attenzione e l’impegno per quelli che la riflessione pedagogica ha posto come obiettivi formativi primari, in buona parte sussunti nella nostra Costituzione, ossia l’acquisizione da parte dei discenti della capacità di riconoscere e valorizzare la pluralità delle visioni dell’esistente e di dotarsi di strumenti per l’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole.

Esagero? Per niente! Ne è prova lo scontro di questi giorni tra l’Associazione Nazionale dei Presidi e i Partigiani della Scuola Pubblica. L’Associazione Nazionale dei Presidi ha dichiarato di voler avere le “mani libere nei confronti dei docenti contrastivi”.
Atipica schizofrenia: principio pedagogico cardine della suola democratica e pubblica è aiutare i discenti a conseguire capacità di analisi critica; obiettivo che dovrebbe essere perseguito da docenti che si vorrebbero acritici, non “contrastivi”! Siamo tutti avvisati: gli insegnanti che dovessero essere ancora così “ostinati e fessi” da volere continuare a concepire l’insegnamento nel rispetto pieno dello spirito della Costituzione, ossia valorizzando la pluralità delle visioni dell’esistente, rischiano seriamente di essere prima  proscritti, individuati e classificati come “contrastivi”, certamente “non-meritevoli” della magnanimità stucchevole di qualche decina d’euro mensili da parte del Principe di turno, magari “indotti” a emigrare nel girone degli ambiti territoriali per poi, se proprio ottusamente “contrastivi”, spediti in qualche località montana di “confino scolastico”.

Bisogna dare merito all’Associazione Nazionale dei Presidi di aver colto esattamente lo spirito della Riforma della Cattiva Scuola: disciplinare l’attività dei docenti con meccanismi che ne assoggettino le scelte didattiche al volere del dirigente scolastico, assurto finalmente al rango di signoria territoriale con poteri di vita e di morte: conferma o non conferma i nuovi assunti dopo la bellezza di tre anni; assume o non assume i docenti dall’ambito territoriale; premia o penalizza i docenti con il fondo per il merito; aspira ad avere “mani libere per fustigare i docenti contrastivi”.

Nella pressoché totale assenza di iniziativa dei sindacati “rappresentativi”, per nulla “contrastivi”, intenti quasi esclusivamente a elemosinare un pochino di riconoscimento governativo come interlocutori, e che sono riusciti assurdamente a vanificare, con la loro inerzia e mancanza di capacità contrattuale, la grandiosa partecipazione degli insegnanti agli scioperi della scorsa primavera, gli unici che stanno “contrastando” il disegno governativo reazionario e liberticida, oltre ai soliti sindacati di base, sono alcune associazioni. Tra queste l’Associazione Partigiani della Scuola Pubblica.

Invito a seguire la vicenda dello scontro tra i Partigiani e Associazione dei Presidi per capire esattamente, come affermano i primi, che la Riforma della Cattiva Scuola ha “intento anticostituzionale che pone sotto ricatto la libertà di opinione dei docenti”.
Personalmente ho tutta l’intenzione di adoperarmi per “contrastare” la costituzione del comitato di valutazione.
Mi auguro che altri vogliano condividere tale valutazione e proporsi in forma “contrastiva”, ossia semplicemente pensante, e a tutela della dimensione pluralistica e democratica della scuola pubblica. Buona contrastività a tutti.

I lettori ci scrivono

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