Presso la Sala del Mappamondo, la Commissione Cultura svolge l’audizione di Patrizio Bianchi in qualità di coordinatore del Comitato di esperti costituito dalla Ministra dell’Istruzione con il compito di presentare proposte per la scuola con riferimento all’emergenza sanitaria in atto e al miglioramento del sistema di istruzione nazionale.
SLIDE PRESENTAZIONE PATRIZIO BIANCHI (clicca qui)
C’è stato con la didattica a distanza “un tema di sostegno psicologico: i docenti tutti hanno sostenuto, hanno inventato modi diversi per tenere il filo della continuità. I giovani hanno una colata di stimoli, di informazioni, deve tornare la capacità di fare comunità, della comprensione. Ho conosciuto persone straordinarie di diverse esperienze, tutte le competenze devono essere messe in campo per disegnare le nuove competenze per lo sviluppo”.
“I nostri insegnanti in questa fase sono stati messi a durissima prova e lo saranno dei prossimi anni. Occorre dotarli di capacità di gestione delle emozioni ma non vanno caricati troppo: va allargata la comunità educante, non si possono lasciare i prof con un carico così pesante”.
Per la task force bisogna lavorare anche sulla formazione tecnologica dei docenti. “Senza entusiasmo non riapriremo la scuola a settembre, ma abbiamo insegnanti, presidi e studenti che questo entusiasmo lo hanno dimostrato. Abbiamo fatto al scelta di tornare ai principi fondanti che sono nella Costituzione: rimuovere ogni vincolo in ogni parte del paese affinché tutti possano partecipare alla vita della comunità e sviluppare la propria persona. La scuola deve essere inclusiva e solidale”.
E poi: “Siamo concentrati sulla distanza tra gli alunni con il metro: noi abbiamo cominciato a ragionare sul lavoro all’esterno, che significa anche cambiare il modello didattico”.
Bianchi ha insistito sul ruolo del territorio: “la scuola deve essere al centro del territorio, deve essere il motore del territorio, servono patti educativi di comunità coinvolgendo tutto il territorio nella gestione ordinaria della scuola, non solo in occasione della gita. Il rapporto oggi è conflittuale, deve tornare ad essere coeso”.
E infine: “I ragazzi che vanno a scuola oggi sono tutti nati dopo il 2000, sono figli di questo secolo; i loro insegnanti sono figli del secolo precedente, è una discontinuità che va colta. I giovani hanno una capacità degli strumenti informatici molto più alto del nostro, un ragazzo di 18 anni ha almeno 2 ore di pratica di uso degli strumenti digitali da anni. Non accontentiamoci di pensare solo alla vecchia didattica in presenza, c’è una fase di ricerca didattica e pedagogica straordinaria”.
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