Il Comitato “Priorità alla scuola” ha indetto una manifestazione nazionale a Roma “per riaffermare il ruolo centrale e prioritario della scuola e della conoscenza come condizione di crescita del Paese e per denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l’avvio dell’anno scolastico, rischiando di comprometterne la riapertura in presenza e in sicurezza, obiettivo principale dell’azione sindacale condotta nella prolungata fase di emergenza”.
Alla protesta parteciperanno pure i sindacati unitari della scuola: Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams, i quali, concordando col Comitato, fanno sapere che “già dalla scorsa primavera, hanno individuato priorità e necessità per la ripartenza, indicato soluzioni e sollecitato investimenti in termini di organici, di spazi, di servizi connessi al diritto allo studio quali, per esempio, i trasporti e le mense, ritenendo prioritario l’investimento sulle risorse professionali di cui la scuola ha soprattutto bisogno”, ma da parte del governo e del ministero non c’è stato lo stesso impegno per risolvere i tanti problemi.
Dunque, dichiarano ancora in un comunicato unitario, Francesco Sinopoli (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl), Pino Turi (Uil), Elvira Serafini (Snals) e Rino di Meglio (Gilda): “La piazza del 26 settembre ci vedrà insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, con gli studenti, le famiglie, i cittadini, per affermare e difendere la nostra idea di scuola, organo costituzionale e pilastro della democrazia, sulla cui valorizzazione si giocano la credibilità e il futuro dell’intero Paese”.
Il Comitato “Priorità alla scuola” sulla sua pagina Facebook, invitando alla manifestazione del 26 settembre in una sorta di manifesto, spiega i motivi della “mobilitazione sociale” e chiede:
– che una parte cospicua dei fondi del Recovery Fund vengano destinati alla scuola;
– investimenti strutturali definitivi in termini di percentuale del PIL investito per scuola e ricerca, così da far risalire l’Italia dall’ultimo posto per abbandono e dispersione scolastica tra i paesi europei (almeno +1% da 2020 in avanti);
– la riduzione drastica e definitiva di precariato nella scuola e il miglioramento delle condizioni lavorative del settore scolastico;
– presìdi sanitari nelle scuole necessari a riattivare la medicina scolastica come pratica di salute e cultura collettiva;
– forme di prepensionamento e/o congedo volontario per personale scolastico, docente e ATA, che soffrono di patologie e fragilità sanitarie;
– investimenti massicci nell’edilizia scolastica pubblica italiana.
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