La mancanza di commissari per il concorso docenti 2016 sta costringendo gli Uffici scolastici regionali a delle vere acrobazie. E non solo.
A Roma, ad esempio, nei giorni scorsi i dirigenti dell’Usr hanno dato mandato agli impiegati di contattare direttamente le scuole dove operano i docenti delle classi di concorso rimaste sguarnite di commissari: una volta raccolta la disponibilità dei docenti, si è quindi chiesto loro di presentare domanda.
Sin qui, nulla di strano. D’altra parte, in mancanza di aspiranti (visto che il paventato raddoppio dei compensi non è servito a molto), può essere comprensibile la decisione degli uffici periferici del Miur di andare a “procacciarli”. Il problema è che almeno in un caso, ci è stato riferito che il docente che ha dato disponibilità avesse alle spalle solo un paio d’anni di servizio di ruolo. Mentre i colleghi con più anzianità non sarebbero stati nemmeno contattati.
Visti i tempi ristretti, con molte prove scritte già svolte, la ricerca dei componenti delle commissioni è stata quindi un po’ approssimativa. Soprattutto perchè, sempre a seguito della penuria di domande, l’amministrazione ha deciso di soprassedere alla norma prevista del quinquennio minimo di servizio svolto, previsto dalle indicazioni ministeriali che regolano il ‘concorsone’.
Ma le notizie più inattese giungono dall’Usr del Friuli Venezia Giulia. A farle conoscere alla Tecnica della Scuola è Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti. “Abbiamo raccolto la denuncia di docenti nominati praticamente d’ufficio. Questi docenti, si sono ritrovati – ci dice – con la nomina in mano senza aver mai fatto domanda come commissario”.
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“In un caso – continua il sindacalista autonomo – un insegnante di Pordenone è stato nominato per svolgere il concorso a Trieste: si tratta di 120 chilometri di distanza, che in treno equivalgono a due ore e mezza di viaggio di sola andata. Mentre in auto comportano una spesa sicura di almeno 30-40 euro al giorno. Soldi, è vero, che dovrebbero essere rimborsati. Ma riteniamo questo modo di procedere l’emblema di un meccanismo amministrativo privo di progettualità e che non funziona più”.
“Perché – continua Di Meglio – è tutto il concorso che lascia a desiderare. Basti pensare alle decine di migliaia di ricorsi presentati per le troppe esclusioni. Per non parlare della scarsa chiarezza sulle valutazioni delle prove. Sino a questo ‘papocchio’ delle commissioni, con dei casi limite di docenti incaricati di un servizio così delicato senza averne espresso la volontà. E questo è particolarmente grave, visto che anche la normativa dice che non può essere imposto”.
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