Categorie: Alunni

I commissari esterni alla maturità? Basterebbe non pagarli…

La petizione (http://www.change.org/p/ministero-dell-istruzione-mantenere-le-commissioni-esterne-agli-esami-di-maturità), sostenuta anche dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, elaborata da Giorgio Allulli, esperto di formazione e valutazione dei sistemi educativi, è indirizzata direttamente al Ministero dell’istruzione.

Secondo Allulli, infatti, “mentre prende finalmente il via il Sistema nazionale di valutazione, il ministro Giannini annuncia l’intenzione di abolire le commissioni esterne agli esami di maturità, e di ritornare alle commissioni interne di infausta memoria. È veramente un paradosso: che senso ha emanare una direttiva che prevede la valutazione esterna delle scuole, quando nel merito della preparazione degli alunni si torna alla totale auto-referenzialità dei consigli di classe?”.

Inoltre è necessario ragionare ormai, se mai lo impareremo, in un’ottica europea. Non a caso lo studioso sottolinea: “sarebbe un’iniziativa in palese contraddizione con le indicazioni dell’Ocse, che segnala gli effetti positivi degli esami esterni sui livelli di apprendimento degli alunni, con le Raccomandazioni ufficiali dell’Unione europea, che richiede l’impiego di esaminatori “terzi” per la verifica degli apprendimenti acquisiti dagli alunni, e con le pratiche in uso nei principali sistemi scolastici europei”.

Che cosa accade dunque in Francia, Inghilterra e Germania? 

In Francia i commissari degli esami di Baccalaureat (l’esame finale del liceo) sono esterni alla scuola e nominati direttamente dal Recteur d’Academie (l’equivalente del nostro Ufficio scolastico regionale).
In Inghilterra l’esame finale del ciclo secondario superiore (GCE A level) si basa su prove scritte preparate da examining boards indipendenti. La somministrazione e la correzione delle prove sono “moderate” dagli ispettori dei boards, i quali controllano a campione la correzione dei test, correggono direttamente tutte le prove se i criteri utilizzati non sono soddisfacenti, assistono alla somministrazione delle prove od alla parte dell’esame che si svolge oralmente, oppure delegano il capo d’istituto.
In Germania la composizione delle commissioni d’esame dell’Abitur (l’equivalente della nostra maturità) segue regole diverse nei diversi Lander, ma è assicurata sempre la presenza di un presidente esterno, un forte ruolo del preside, e spesso la presenza di commissari esterni.

Inutile appare dunque, in un’ottica esclusivamente di risparmio, l’abolizione delle commissioni esterne: “qualcuno giustifica l’introduzione delle commissioni interne con la considerazione che attualmente l’1% degli studenti viene bocciato; è come dire che i controlli sul rispetto dei limiti di velocità sono inutili perché solo l’1% va troppo veloce: proviamo a togliere gli autovelox e vediamo che cosa succede.

Le commissioni esterne costituiscono perciò, secondo il promotore della petizione, un fondamentale elemento di regolazione del sistema, “in quanto gli insegnanti sanno che alla fine dei cinque anni di corso i loro studenti saranno valutati da altri docenti; la presenza della valutazione esterna, anche se nei fatti risulta largamente positiva, obbliga gli insegnanti a tenere adeguati i loro standard. Né può bastare la semplice presenza del presidente esterno a garantire la serietà di tutto il processo: la precedente esperienza morattiana ha ampiamente dimostrato l’insufficienza di una sola figura di garanzia rispetto a commissioni fermamente intenzionate a dimostrare la buona preparazione dei loro alunni (e dunque la bontà del loro lavoro)“.

C’è molto da migliorare, ma i commissari esterni non si toccano: “gli esami di maturità possono (e devono) essere organizzati meglio, e nessuno nega i loro limiti: sappiamo ad esempio che i criteri di giudizio delle commissioni d’esame sono molto difformi tra le diverse aree del Paese, e questo influisce sulla credibilità dei voti finali, ma la soluzione a questo problema va nel senso esattamente opposto a quello indicato dal ministro Giannini, perché se ci si affida a commissioni solo interne ci si potrà scordare qualunque principio di uniformità della valutazione; al contrario l’esternalità della valutazione andrebbe rafforzata, anche con l’impiego di commissari interregionali, e integrata con l’uso di strumenti oggettivi, come accade negli altri Paesi, per ridare credibilità all’esame e proporlo come fondamentale elemento di riferimento per l’accesso all’università e al mercato del lavoro.

Queste considerazioni non sono un atto di sfiducia verso i docenti, i quali sono sicuramente in grado di valutare i loro studenti rispetto all’attività svolta in classe; ma quando si attribuisce una certificazione, come avviene negli esami di Stato, attraverso la valutazione degli studenti si valuta anche il lavoro dell’insegnante; se è lo stesso insegnante a giudicare i suoi studenti, finisce dunque per valutare se stesso. Non a caso tutti i sistemi di certificazione prevedono, come regola fondamentale, che la certificazione venga effettuata da soggetti terzi; se si abolisce questo passaggio possiamo dire addio a qualunque discorso credibile sulla qualità della scuola italiana, con buona pace del Sistema nazionale di valutazione”.

Niente abolizione della valutazione esterna, dunque. E qualche maligno suggerisce già una bella soluzione per attuarla e far risparmiare lo Stato comunque: basterebbe non retribuire i commissari esterni, escluse le spese di viaggio.

Et voilà, il gioco sarebbe fatto, come sempre sulla pelle dei docenti…

 

Silvana La Porta

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