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Commissione Ue: più spazio alla cultura d’impresa nelle scuole

Incentivare la cultura imprenditoriale e lo spirito d’impresa, attraverso il miglioramento dell’istruzione e dell’apprendimento: l’obiettivo non è da poco, soprattutto se a porlo è la Commissione Ue con il preciso intento di rafforzare, nell’ambito della Strategia di Lisbona, la crescita economica e dell’occupazione nell’Unione stessa. Le raccomandazioni sono state esplicitate il 13 febbraio, attraverso un documento ufficiale inviato a tutti i governi dell’Unione, dal Commissario Ue all’Industria, Gunter Verheugen, insieme al collega all’Istruzione, Jan Figel. “L’imprenditorialità – ha spiegato Verheugen  – dovrebbe esplicitamente figurare nei programmi scolastici, a tutti i livelli, come obiettivo dell’istruzione: la Commissione europea ha infatti proposto otto competenze chiave che tutti i cittadini dovrebbero avere in una società moderna basata sul sapere inclusa, appunto, l’imprenditorialità: la capacità dell’individuo di trasformare le idee in azioni, di prendere le iniziative, di essere responsabile, di accettare i rischi e di raggiungere i propri obiettivi”.
All’interno del documento realizzato dalla Commissione spicca l’invito a costituire, all’interno degli istituti scolastici, delle attività che facciano conoscere da vicino le aziende: l’invito è quello di incentivare stage obbligatori, esperienze di laboratorio, giochi di ruolo, visite guidate in azienda, fino alla creazione di vere e proprie “mini-aziende” all’interno degli istituti. E quest’ultima idea avrebbe già riscosso un discreto successo, non solo a livello teorico: l’esempio più significativo è quello di una scuola media inferiore del Lussemburgo dove all’interno di una sezione è stato avviato corso di studi su come costruire una start-up sulla base di un celebre fumetto. L’eroe, però ovviamente “sganciato” dalle avventure, decide questa volta di comprarsi una bicicletta e di guadagnarsi i soldi per farlo sfruttando un’idea di “business”: ai ragazzi della scuola media viene dato l’incarico di stabilire le modalità. L’iniziativa non sarebbe nemmeno isolata: dai dati presentati dalla Commissione risulta che in ambito europeo “quasi il 20% degli studenti che hanno partecipato ad attività di questo tipo durante la scuola secondaria hanno creato la loro propria azienda alla fine degli studi”.
Per questi motivi, decisamente confortanti, secondo le raccomandazioni dell’Ue i piani di studio di tutti i livelli scolastici dovrebbero includere “in modo chiaro l’imprenditorialità come un obiettivo di studio”. Le scuole, al tempo stesso, dovrebbero ricevere un “supporto pratico ed incentivi volti a incoraggiare lo studio di programmi per l’imprenditoria”. A tal fine Bruxelles raccomanda una serie di misure per sostenere scuole e insegnanti partendo da un più stretta collaborazione tra amministrazioni nazionali e regionali, ad iniziare dalla cooperazione tra gli istituti scolastici e il tessuto imprenditoriale locale, così come l’adozione di stimoli concreti e di sostegni pratici per le scuole. L’invito è anche quello di organizzare un’attenzione “speciale alla formazione degli insegnanti”, per i quali Bruxelles chiede un’adeguata formazione, soprattutto a partire dalle scuole superiori in poi: “dovrebbero essere incoraggiati alla mobilità e allo scambio di esperienze con il mondo dell’industria e anche il mondo degli affari – si legge nel documento – e non dovrebbe perdere di vista il mondo accademico”.
“Il mio messaggio – ha continuato Verheugen – è rappresentato da un concetto: in Europa dobbiamo creare uno spirito imprenditoriale più forte, poiché c’è una correlazione positiva tra l’imprenditorialità e la crescita economica: l’Ue ha bisogno di un maggior numero di società e di un maggior numero di imprenditori disposti ad avviare attività innovative e costituire un maggior numero di piccole e medie imprese ad alto potenziale di crescita. Per raggiungere questi obiettivi – ha continuato il Commissario Eu- gli stati membri devono stimolare la cultura imprenditoriale e devono far sì che la nostra società guardi in modo positivo alle attività imprenditoriali”.
Dai dati ufficiali risulta che ad oggi il 60% dei cittadini europei non ha mai pensato di cominciare un’attività imprenditoriale e il 50% ritiene che non si dovrebbe avviarne una se c’è il rischio di fallimento, rispetto al 33% negli Stati Uniti. Ecco perché – conclude Verheugen – questo deve cominciare a partire “dalla scuola primaria fino all’università: ai giovani – ha dichiarato – servono gli strumenti necessari per avere successo in un mondo complesso: la creatività l’innovazione e l’iniziativa sono ormai attributi essenziali”.
Alessandro Giuliani

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