Una sorta di “calderone” unico dentro cui sarebbero stipati tutti i comparti della pubblica amministrazione, senza distinzione.
L’ipotesi starebbe prendendo piede in Parlamento dove è in discussione il ddl 1577 presso la Commissione Affari costituzionali del Senato. L’ipotesi sarebbe pure caldeggiata anche dal Governo, oltre che da uno dei sindacati più rappresentativi del pubblico impiego.
Nelle intenzioni del legislatore, l’operazione servirebbe ad agevolare la mobilità dei dipendenti pubblici e a semplificare le specificità contrattuali.
Secondo Anief, scrivono le agenzie, nel comparto unico del pubblico impiego confluirebbero insegnanti, medici, dipendenti degli enti locali e tutti gli altri lavoratori statali, facendo venire meno le peculiarità professionali, con i derivanti diritti, dalle varie categorie impropriamente fuse.
Si tratterebbe dunque di dislocare, collocandoli nell’unico pentolone, tre milioni di dipendenti, ma che farebbe ben presto venire meno le specificità di ogni categoria, come quella dei docenti, per esempio, che sarebbe parificata con quella di chi opera nei comparti impiegatizi o in quelli dei medici.
A pagarne le conseguenze, sottolinea Anief, ma non solo, sarebbero anche i cittadini, sui cui si riverserebbero i sicuri disservizi”.