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I risultati della seconda indagine Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) dell’OCSE, condotta tra il 2022 e il 2023, offrono un quadro allarmante per l’Italia, evidenziando forti disuguaglianze territoriali, di genere e socioeconomiche nelle competenze degli adulti.
Ma forniscono anche un dato in parte inatteso: i giovanissimi hanno competenze migliori dei meno giovani, segno che, forse, la “narrazione” sullo scadimento della qualità del nostro sistema scolastico rispetto al passato va un po’ rivisto.
Ne parlano due esperti di politiche scolastiche, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, e Barbara Romano, docente di Valutazione delle Politiche pubbliche, in un recente articolo pubblicato nel sito specializzato lavoce.info
Piaac misura le competenze essenziali per la partecipazione alla vita adulta tra i 16 e i 65 anni nei seguenti ambiti:
• Literacy: lettura e comprensione di testi scritti.
• Numeracy: comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche.
• Adaptive problem solving: capacità di risolvere problemi in contesti dinamici.
I dati italiani mostrano un significativo ritardo rispetto alla media OCSE:
• Literacy: 245 punti (15 in meno della media OCSE).
• Numeracy: 244 punti (19 in meno della media OCSE).
• Adaptive problem solving: 231 punti (contro i 251 della media OCSE).
Inoltre, il divario territoriale è marcato: il Nord registra punteggi più alti e vicini alla media OCSE, mentre il Sud e le Isole si attestano intorno ai 220-225 punti, segnando una differenza di circa 40 punti rispetto alle aree più avanzate.
Rispetto all’indagine precedente, svolta nel 2012, i punteggi nazionali sono rimasti stabili, ma si osserva un peggioramento nel Mezzogiorno, segno delle persistenti criticità educative e professionali. E’ aumentata la quota di low performer (soggetti cioè che si collocato ai livelli più bassi), passata dal 27,7% al 34,6% (in pratica oltre un terzo degli adulti fatica con lettura e calcolo di base). Nel Sud e nelle Isole, più del 50% degli adulti è nei livelli più bassi di numeracy.
Un dato positivo riguarda i giovanissimi (16-24 anni), che ottengono i punteggi più alti rispetto alle altre fasce d’età, specialmente in numeracy (259 punti, sotto comunque la media OCSE di 270).
Secondo Andrea Gavosto e Barbara Romano, per evitare un ulteriore declino, occorre un rilancio delle politiche educative e formative attraverso misure che mirino a:
• migliorare l’istruzione scolastica, puntando su competenze utili per il mercato del lavoro, in particolare STEM.
• aumentare l’accesso all’istruzione terziaria, per colmare il divario con gli altri paesi.
• rafforzare la formazione continua, soprattutto per gli insegnanti, essenziali per preparare gli studenti alle trasformazioni del lavoro.
• sostenere l’istruzione tecnica e professionale, con tirocini e percorsi mirati, come previsto dalla recente riforma “4+2”.
Tuttavia, scrivono gli autori della ricerca, senza un sistema di valutazione rigoroso che misuri l’efficacia delle riforme, il rischio è di rimanere fermi. L’Italia deve agire ora per migliorare il proprio capitale umano e affrontare le sfide di un mercato del lavoro sempre più dinamico e globale.