La recente riforma della “Buona Scuola” prevede che già a partire da settembre gli Istituti potrebbero avviare nuovi programmi all’interno dei Ptof con l’introduzione di una nuova disciplina.
Riguarda, in particolare, lo studio delle “competenze digitali”. Il tutto in coerenza con le finalità e gli strumenti previsti nel Piano Nazionale per la Scuola Digitale.
Il piano riporta, infatti, nell’ambito dell’azione #14:
“..sarà istituito un tavolo tecnico per la redazione di un framework che servirà a dare un indirizzo chiaro sulla dimensione, sul ruolo e sul contorno delle competenze digitali che ogni studente dovrà sviluppare nel triennio 2016-2018, la relazione di tali competenze con le diverse dimensioni espresse in questa sezione, e i relativi obiettivi di apprendimento. Le proposte del tavolo potranno inoltre riguardare una revisione delle indicazioni nazionali”.
Tuttavia, a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, quest’obiettivo sembra essere ormai disatteso.
Le competenze digitali come riporta lo stesso PNSD fanno da “nastro trasportatore” multi disciplinare della conoscenza, sono inoltre “alfabeto” del nostro tempo in grado di portare una nuova sintassi “tra pensiero logico e creativo, che forma il linguaggio che parliamo con sempre più frequenza nel nostro tempo”. È infine considerato “agente attivo del cambiamento sociale”.
Il PNSD, cita inoltre alcuni esempi di nuove didattiche che potrebbero essere introdotte come ad esempio quella di “promuovere l’uso di ambienti di calcolo evoluto nell’insegnamento della matematica e delle discipline tecniche scientifiche e introdurre elementi di robotica educativa nei curriculi della scuola secondaria di secondo grado”.
Tanti sono dunque i motivi validi perché venga inserita la “competenza digitale” come nuova materia didattica, come percorso formativo della scuola secondaria di secondo grado.
Motivo in più il fatto che dal 12 agosto decorre l’obbligo (introdotto dall’art.17 co.2 del DPCM 13 novembre 2014 ) della digitalizzazione di tutti documenti amministrativi degli Enti pubblici ed i Comuni.
In sintesi da questa data ogni Ente pubblico dovrebbe essere in grado di gestire la documentazione nativamente ed esclusivamente in formato digitale, senza più l’utilizzo della carta.
Per una PA che tenta di percorrere la strada del digitale, non può esserci, dunque, una scuola che non riesce a stare dietro a questa evoluzione, continuando a vivere di paradossi al proprio interno.
Paradossi emersi chiaramente negli ultimi esami del “concorsone”, dove in alcuni casi si sono scoperte anomalie legate ad una non corretta associazione “codice-domande” maldestramente armeggiate nelle pennette USB, con conseguenti ovvi disagi per i candidati.
La domanda è d’obbligo: è questa l’amministrazione pubblica che deve diffondere le competenze digitali?
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