Attualità

Competenze digitali, crescono in Italia ma ancora siamo distanti dalla media UE

L’Italia è in ritardo sul fronte delle competenze digitali e questo ci penalizza in diversi settori lavorativi, a lanciare il grido di allarme è l’Istat tramite il rapporto Bes .

Il 17 aprile è stato pubblicato dall’Istat il Rapporto Bes relativo al 2023. Bes è l’acronimo di Benessere equo e sostenibile ed è una indagine che consente di analizzare il fenomeno dell’inclusione digitale in Italia collocandolo nel più ampio ambito della partecipazione alle attività culturali e delle competenze della popolazione.

Il rapporto BES

Giunto alla undicesima edizione, il Rapporto Bes offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini.

Il secondo capitolo o dominio riguarda proprio l’istruzione e la formazione.

In particolare, il dominio numero 2 comprende un insieme di indicatori che seguono l’individuo nel suo percorso di istruzione, formazione, e partecipazione culturale. La maggior parte delle misure adottate (in totale 10) presenta un miglioramento nel 2023, cinque peggiorano in rapporto al 2019 e tre rimangono sostanzialmente stabili.

Partendo dai trend positivi, uno di questi riguarda l’incremento seppur piccolo della popolazione che possiede un titolo di studio più elevato: il 65,5% degli individui di 25-64 anni ha ottenuto almeno il diploma di scuola secondaria di secondo grado, da confrontare con il 63% nel 2022 e il 62,3% nel 2019.

Altro aspetto in miglioramento è che il 30,6% dei giovani tra 25 e 34 anni ha un diploma di laurea o un titolo di tipo terziario contro il 29,2% nel 2022 e 27,9% nel 2019 Cresce inoltre la quota di coloro che scelgono un percorso di studi terziario nelle materie scientifiche. Nel 2021, infatti, 17,8 persone di 20-29 anni ogni 1.000 ottengono una laurea nelle discipline STEM (Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), in aumento rispetto al 2020 (16,5 ogni 1.000) e anche rispetto al 2019 (16,1 ogni 1.000).

Diminuiscono i Neet, sempre marcato il gender gap sulle materie Stem

Molto positivi anche gli andamenti per gli indicatori sui NEET (Giovani che non lavorano e non studiano), scesi al 16,1% della popolazione di 15-29 anni (erano il 19,0% nel 2022) e sui giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato la scuola prima di aver ottenuto una qualifica o diploma di scuola secondaria di secondo grado, scesi al 10,5% (erano l’11,5% nel 2022). Entrambe le misure sono anche in netto miglioramento rispetto al 2019 (erano rispettivamente il 22,1% e il 13,3%), dopo essere fortemente peggiorate nel corso della lunga pandemia del covid 19.

Positivo anche il trend di quanti hanno conseguito un titolo terziario, per la precisione 459 mila in Italia (65.000 in più in Italia rispetto al 2020) con un indicatore pari a 76,4 persone per 1.000, di cui 18,3 per 1.000 hanno conseguito un titolo terziario nelle discipline STEM e il restante 58,1 per 1.000 in discipline non STEM. Distinto per genere, questo indicatore mostra come le donne scelgano in proporzione decisamente minore degli uomini le discipline STEM: ogni 1.000 donne di 20-29 anni, 14,3 si laureano in discipline STEM, contro 21,0 uomini ogni 1.000. Viceversa, nelle discipline non STEM, 76,8 donne ogni mille conseguono un titolo terziario contro 40,9 uomini ogni mille.

Ancora ampio il gap sulle competenze digitali, l’importante ruolo della scuola

Pur in crescita l’ambito del livello di istruzione si mantiene critico per l’Italia: nell’Ue27 hanno raggiunto un livello di istruzione terziario il 43,1% delle persone di 25-34 anni (30,6% in Italia) e anche la percentuale di persone di 25-64 anni che hanno conseguito almeno il diploma è molto più bassa di quella media europea (65,5% in Italia, rispetto al 79,8% dei Paesi dell’Ue27).

In questa situazione di ritardo rispetto ai valori della UE si correla anche il dato sulle competenze digitali: in Italia, infatti, tra le persone di 16-74 anni solo 45,9% ha competenze digitali almeno di base, mentre nella media UE tale quota supera il 55%, che si quantifica in oltre 24 milioni di persone sono a rischio di esclusione digitale e sociale. Ulteriore conferma di questo stato di arretratezza è la correlazione tra i due fattori, oggi nel nostro Paese le competenze digitali sono di fatto prerogativa delle persone con titolo di studio elevato.

In sintesi, alcuni numeri confermano che stiamo crescendo sia come livello di istruzione generale che sulle competenze digitali, ormai necessarie per tante professioni ma anche per gestire al meglio i nuovi processi quotidiani, ma siamo ancora distanti dalle medie europee. Ma la strada tracciata è quella giusta!

La scuola ha il ruolo fondamentale e strategico di acceleratore di questo percorso.

Dino Galuppi

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