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Competenze digitali, formati 50mila docenti ma l’Italia è ultima in Europa

Per il quarto anno consecutivo, nonostante dei leggeri passi avanti, il nostro Paese rimane all’ultimo posto in Europa nell’ambito delle competenze e dell’utilizzo del digitale. Secondo l’indice digitale europeo Desi per il 2018, il nostro Paese si conferma infatti, solo al 25esimo posto su 28 membri della UE. L’unica nota positiva è la crescita della copertura della Fibra ottica in fase di forte recupero passando dal 23esimo posto al13esimo.

La relazione DESI, che ha l’obiettivo di rilevare i progressi compiuti dai cittadini degli stati membri della Comunità Europea in termini digitalizzazione, è strutturata in 5 capitoli: Connettività, Capitale Umano, uso dei servizi, Integrazioni delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.

Per Bruxelles, la vera sfida deve essere, dunque, quella di colmare il gap sulle competenze digitali e in Italia, nonostante le misure messe in atto dagli ultimi governi, risultano ancora in piedi grandi lacune come quella sulle competenze digitali, sull’utilizzo di internet,  su e-commerce e sui servizi on line.

Italia in ritardo sulla banda ultra veloce

Vediamo qualche dato in dettaglio. Relativamente alla connettività l’Italia si piazza al 26esimo posto, nonostante la copertura fissa sia rimasta invariata (circa il 99%) ma appare in ritardo sulla banda ultra veloce, cioè per intenderci oltre i 100Mbps con una percentuale media del 22% rispetto al 58% della media europea.

La Commissione riconosce però che il mercato italiano è caratterizzato da un crescente livello di competizione infrastrutturale grazie all’ ingresso sul mercato italiano di Open Fiber. Inoltre risultiamo pionieri della nuova tecnologia mobile 5G, grazie alle diverse iniziative intraprese sia a livello privato che dagli operatori.

Preoccupante appare, invece, la situazione degli utenti internet di livello altro, con percentuali stabili ma da fondo classifica: se il numero di specialisti in ambito ICT ha registrato un lieve incremento passando dal 2,5 al 2,6%, la percentuale di laureati in discipline scientifiche, tecnologiche e matematiche (Stem) ha subìto purtroppo una flessione, attestandosi a quota 1,3% nella fascia di età 20-29 anni (rispetto all’1,4% dell’anno precedente).

Manca una strategia complessiva

L’impressione è che a livello nazionali manchi, in sostanza, una strategia complessiva sulle competenze digitali, lacune fortemente evidenziate anche negli anziani, per i quali non si rintracciano progetti specifici per colmare le loro scarse conoscenze. Fattore, questo, che impatta in maniera pesante sull’utilizzo di internet, dove ad esempio gli italiani sono ultimi nell’ambito della UE nella lettura on line delle news, con appena il 56% delle persone che usa internet per informarsi contro il 60% dell’ultima statistica effettuata.

Sull’aspetto relativo alla formazione, alcuni progetti e iniziative potranno essere utili per colmare il gap attuale come ad esempio una nuova disposizione della legge di bilancio che ha introdotto crediti d’imposta sulle spese incrementali sostenute per iniziative di formazione su discipline correlate a Industria 4.0 (Lavoro 4.0), cosi come il programma “crescere in digitale”, dedicato ai giovani inoccupati.

L’iniziativa prevedeva in particolare un corso iniziale finalizzato all’acquisizione di competenze digitali, seguito da un tirocinio remunerato presso un’impresa al fine di contribuire alla digitalizzazione delle attività aziendali.

La formazione dei docenti

Un’altra iniziativa è il Piano nazionale di scuola digitale (PNSD), per il quale il MIUR ha varato una serie di iniziative con diversi partner industriali “finalizzate all’offerta agli studenti delle scuole superiori di tirocini, inerenti alle discipline correlate a Lavoro 4.0, gestiti all’insegna di un piano imperniato sull’abbinamento di attività scolastiche e lavorative (piano “Alternanza Scuola-Lavoro”).

Alcuni risultati raggiunti dal PNSD, secondo quanto riportato dal DESI, non sono affatto trascurabili come ad esempio il fatto che sono state impartite lezioni di codifica a 1,3 milioni di studenti e a 50.000 insegnanti. Pertanto, il PNSD può essere da traino per colmare il gap sulle competenze in Italia perché il know how a docenti e studenti consentirà di avere veri cittadini digitali di un futuro speriamo non troppo lontano.

Fa male vedere il nostro Paese così in fondo a queste classifiche.  La scuola può essere un’opportunità per posizionarsi sulla corsia di sorpasso.

Dino Galuppi

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