Sull’apprendimento delle competenze digitali gli studenti italiani non risultano assolutamente indietro rispetto ai coetanei del resto del mondo: è quanto emerge dagli esiti italiani dell’Indagine IEA ICILS svoltasi nel 2023.
L’indagine ICILS (International Computer and Information Literacy Study) – a cadenza quinquennale – ha come principale obiettivo la valutazione comparativa delle competenze digitali degli studenti frequentanti l’ottavo anno di scolarità (in Italia studenti della terza secondaria di I grado, terza media). I risultati dello studio oggi, 12 novembre, vengono presentati da INVALSI.
L’edizione del 2023, la terza dello studio, ha permesso di valutare nuovi aspetti relativi alla cittadinanza digitale, considerando le crescenti opportunità dei giovani di prendervi parte. L’indagine esplora due differenti aspetti delle competenze informatiche: la Literacy digitale (CIL – Computer and information Literacy), ossia la capacità degli studenti di utilizzare il computer, di raccogliere informazioni, di produrre informazioni e di comunicare attraverso le nuove tecnologie e il Pensiero computazionale (CT – Computational Thinking), che riguarda la capacità degli studenti di utilizzare i processi mentali per definire le diverse operazioni da eseguire per risolvere un problema su un computer o un dispositivo digitale.
La prima rilevazione è stata fatta nel 2013, l’ultima in ordine di tempo nel 2018. Nel frattempo, e non è cosa di poco conto, è aumentato l’uso di Internet e la presenza delle tecnologie dell’informazione in ogni attività quotidiana.
Inoltre, dal 2018, viene fatta anche la rilevazione di Pensiero Computazionale (CT), ossia la definizione e misurazione separata delle caratteristiche di problem-solving e di pensiero algoritmico dagli aspetti funzionali delle competenze digitali.
In Italia, alla rilevazione 2023, hanno partecipato 152 scuole, 3376 studenti e 2161 docenti.
La competenza digitale si riferisce all’abilità di usare il computer per ricercare informazioni, creare e comunicare allo scopo di partecipare in maniera efficace a casa, a scuola, nel luogo di lavoro e nella società.
L’Italia ottiene un punteggio medio in literacy digitale di 491, significativamente superiore a quello medio internazionale, che è di 476. Il punteggio UE è di 493, leggermente superiore ancora.
Il Nord Ovest, il Nord Est e il Centro ottengono punteggi superiori rispetto alle altre macroaree. Il Sud ha punteggi medi superiori al Sud Isole.
INVALSI ha elaborato alcuni livelli di competenza con cui inquadrare i vari risultati:
Sotto il livello 1
Livello 1
Livello 2
Livello 3
Livello 4
La maggior parte degli studenti non supera il livello 2: ecco le relative percentuali.
Obiettivo UE: ridurre a meno del 15% la proporzione di studenti al di sotto del Livello 2 in CIL entro il 2030. Al Sud il 73% non lo supera, contro il 33% del Nord Ovest.
In Italia il punteggio medio in literacy digitale è aumentato di 30 punti, complice forse, anche, un’accelerazione dovuta allo scoppio della pandemia da Covid-19.
L’aumento è stato fatto registrare in tutte le macro aree geografiche.
L’Italia ottiene un punteggio medio in CT di 482, che non si discosta da quello medio internazionale, pari a 483 così come quello dell’UE.
Permangono le differenze per macroarea geografica riscontrate in CIL: si passa da un punteggio di 423 al Sud e Isole a 504, conseguito al Nord Ovest.
Anche in questo caso INVALSI ha elaborato alcuni livelli di competenza:
Livello 1
Livello 2
Livello 3
Livello 4
C’è un risultato davvero interessante: le donne ottengono risultati migliori degli uomini, in literacy digitale, in 28 paesi. In Italia le donne conseguono un punteggio di 500 contro 482 degli uomini. In pensiero computazionale le differenze di genere, invece, non sono significative nella maggior parte dei Paesi.
La differenza tra maschi e femmine in literacy digitale è significativa in tutte le macroaree geografiche, ad eccezione del Nord Ovest.
Per quanto riguarda il pensiero computazionale, invece, la differenza è significativa e a favore dei maschi solo del Nord Ovest
Gli studenti provenienti da contesti socioeconomici privilegiati hanno punteggi significativamente più alti nella scala di competenze digitali (CIL) in tutti i Paesi partecipanti.
Ad incidere anche il numero di dispositivi digitali, soprattutto computer, accessibili in casa.
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