I lettori ci scrivono

Competenze non cognitive? Una contraddizione in termini

Le “competenze non cognitive” sono una contraddizione in termini (come se la scuola dovesse insegnare a NON pensare e a NON sapere) e non hanno alcun senso didattico, pedagogico e psicologico: possono essere però un ottimo grimaldello per scardinare l’istruzione pubblica, incentrata sul valore formativo della conoscenza, e sostituirla con qualcos’altro non dichiarabile esplicitamente (nessuno infatti – per ora – è così spudorato da sostenere che l’educazione possa fondarsi sull’ignoranza).

L’elenco delle “competenze non cognitive” stilato da Maurizio Lupi (“l’apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza personale, la capacità di prendere iniziative, di pensare per problemi, la capacità di auto-regolarsi, l’affidabilità, l’adattabilità”) è grottesco sia nel suo para-aziendalismo (“capacità di collaborare”, senza precisare a cosa, “affidabilità” e “adattabilità”), sia nel paradosso orwelliano di considerare “non cognitive” l’apertura mentale, la capacità di prendere iniziative, di pensare per problemi: come si fa a “pensare per problemi” se non si pensa (“non cognitivo”) e se non si CONOSCONO i termini del problema?

Come si fa a prendere iniziative senza pensare e senza SAPERE cosa queste iniziative comportino? È possibile costruire una “competenza” qualunque disprezzando la “cultura del sapere e della conoscenza”, come ha fatto Valentina Aprea in un recente incontro con il ministro Bianchi dell’intergruppo parlamentare per la “sussidiarietà”?

D’altra parte, non è difficile immaginare quali siano gli scopi di tale intergruppo (sussidiarietà significa che l’autorità centrale “delega” alcune sue funzioni. Potremmo anche tradurre: far fare ai privati, coi soldi pubblici, quello che potrebbe fare il pubblico), guidato proprio dal duo Lupi-Aprea, che ha proposto e fatto approvare una legge che prevede una “sperimentazione” su queste fantomatiche “competenze”.

In questo momento difficile per la scuola, davvero non si sentiva il bisogno di questo ennesimo frettoloso pasticcio da apprendisti stregoni.

Luca Malgioglio 

Movimento La nostra scuola 

Manifesto per la nuova Scuola 

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