Il sociologo e psichiatra Paolo Crepet ha parlato ai microfoni de Il Corriere della Sera commentando l’invito dell’assessore provinciale alla scuola italiana della Provincia autonoma di Bolzano, Marco Galateo (FdI) docenti e dirigenti a ridurre il carico di compiti per le vacanze di Natale.
“I compiti a casa? Il sintomo di un fallimento totale della scuola. È una sorta di delega alla famiglia per colmare le lacune che la scuola non riesce a colmare da sola”, queste le sue parole. Secondo l’esperto “non ha senso dare lunghe vacanze per poi rovinarle con i compiti, che io ricordo come un incubo della mia gioventù: meglio sarebbe avere vacanze meno lunghe e giornate scolastiche dilatate fino a metà pomeriggio, più efficaci per rimettere al passo chi è indietro e offrire alternative, dallo sport al teatro, per chi non ha problemi”.
Crepet ha attaccato duramente il concetto di “riposo” per gli studenti (“Riposo da cosa? C’è qualcuno che pensa che i nostri ragazzi siano stressati?”) e ancor più l’evocazione del “tempo in famiglia”. Un quadretto ottocentesco — sbotta lo psichiatra —. Pensare che eliminando i compiti si possa rafforzare la condivisione familiare è ingenuo. Se noi non diamo i compiti allora gli adolescenti, a Bolzano, Trento o Rovereto, stanno con papà, mamma, nonni e zii? Una roba dell’altro mondo: già è complicato avere i figli a tavola il 24 sera o il 25 a pranzo; il 26 è fantascienza. La famiglia non esiste più, guardiamo nelle nostre case: è un accampamento di gente in cui ognuno è ritirato nella propria tenda”.
“Se vogliamo dargli tempo extra per l’ulteriore utilizzo di tecnologie, diamogli le vacanze libere — provoca Crepet —. I compiti non hanno niente di formativo; l’ho sono sempre detto ed è un discorso retrodatato: la scuola dovrebbe funzionare a tempo pieno e finirla lì, senza i compiti a casa. Mi chiedo, però: questo tempo ‘risparmiato’ come verrebbe utilizzato? Lo sappiamo benissimo: sui social. Quanti ragazzi o ragazze si metterebbero a dipingere o ad ascoltare musica per due ore?”.
Non manca una stoccata agli insegnanti: “Questi quindici giorni di vacanza invernale sono sindacalmente interessati, più una boccata d’aria per loro che per gli studenti”. Crepet è fermo nel voler mantenere la scuola “una palestra di merito e responsabilità, che si rifletta nella valutazione rigorosa e nei voti”. D’altro canto, secondo lo psichiatra, un aspetto critico è proprio “la distrazione dei giovani causata dai dispositivi digitali. La tecnologia ha anestetizzato la curiosità e il senso critico. Se un ragazzo non sa qualcosa, lo cerca online”.
La soluzione? “Se fossi un insegnante, mi baserei sui ragazzi che ho davanti e darei delle linee guida, consiglierei film tosti: tutto Kubrick. Mi piacerebbe moltissimo, in un liceo, far vedere ‘Lolita’, un archetipo nato dalla fantasia maschile, e proporre una discussione: guardando il film, come vi sentite? Oppure film violenti: ‘Arancia meccanica’, perché no? Un assoluto capolavoro. Tra i libri oserei Calvino o, più hard, Moravia”.
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