Didattica

Compiti a casa: è opportuno assegnarli? Il dibattito, con qualche consiglio, si è riaperto

Il dibattito sui compiti a casa da assegnare agli alunni per le vacanze, già da tempo, è infuocato con psicologi e pedagogisti che spesso si schierano su posizioni opposte a quelle dei docenti e offrono consigli a genitori sempre più in crisi.

Secondo quanto riporta RaiNews, che pubblica i dati Censis, in prima fila tra chi sostiene che i compiti da svolgere fuori dalle aule non devono essere solo esercizi mnemonici e tradizionali, ma “compiti di realtà”, c’è il pedagogista e fondatore, del CPPP, il Centro PsicoPedagogico per l’educazione.

Secondo la sua visione pedagogica, i compiti dovrebbero includere attività come visitare mostre, guardare film all’aperto, esplorare la natura, leggere libri, viaggiare, o imparare nuove lingue e abilità. Tali esperienze aiutano gli studenti a imparare in modo applicativo e significativo, facilitando l’acquisizione di competenze per la vita.

Per lo studioso lo studente non deve essere in grado di ripetere meccanicamente le informazioni, ma l’obiettivo è di riuscire a farglieli applicarle nella vita reale. Ad esempio, piuttosto che memorizzare dettagli sulla lingua latina, sarebbe più utile che uno studente possa leggere e comprendere un’epigrafe latina in una chiesa.

Afferma invece l’Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana: “Le vacanze natalizie sono un periodo magico per staccare la spina, rilassarsi e trascorrere del tempo con i propri cari. Tuttavia, spesso si accompagnano a un cumulo di compiti per i bambini  e di studio anche per gli studenti universitari, per la preparazione di esami, che rischiano di rovinare l’atmosfera festosa. Bilanciare lo studio con le altre attività”. 

La scuola fornisce ritmi e routine piuttosto rigidi, che vengono sempre a mancare durante le vacanze. Questo può causare difficoltà nell’organizzazione quotidiana, compreso lo studio”.

“Inoltre, i compiti potrebbero essere vissuti  come un’interferenza rispetto alle attività familiari e sociali percepite come prioritarie, la presenza tanto desiderata dei genitori, le visite dei parenti e degli amici con cui condividere momenti di allegria, l’attesa dei regali e il clima di festa, non stimolano a dedicarsi a compiti scolastici”.

“E’ importante, dunque -continua la psicoanalista- pensare a una buona organizzazione, fornire supporto psicologico ed emotivo per sostenere la motivazione e invogliare a dedicare un po’ di tempo anche ai compiti. I tempi di studio devono essere realistici, considerando anche il piacere di vivere le festività e il desiderio di stare con i propri affetti. Numerosi studi indicano che dedicarsi ai compiti nei primi giorni di vacanza, può evitare l’ansia di avere qualcosa in “sospeso” e la pressione dell’ultimo minuto che può affaticare prima della ripresa scolastica. Fondamentale anche alternare lo studio con lo sport, i giochi di società, il dedicarsi insieme a genitori, nonni o zii ad attività culturali”.

Pasquale Almirante

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