Ancora infiammato il dibattito proposito dei troppi compiti a casa assegnati dagli insegnanti agli alunni, soprattutto dopo l‘inferocita lamentela di una mamma su TikTok che si è scagliata duramente contro la classe docente. A prendere posizione in merito è stato il celebre professore e scrittore Enrico Galiano, in un articolo pubblicato oggi, 28 marzo, su IlLibraio.it.
Il docente ha commentato innanzitutto l’appello della madre: “Sono sicuro che la signora in questione fosse molto scossa e tutto quanto, ma inveire contro gli insegnanti proprio davanti al figlio è la cosa peggiore che si possa fare: così si tolgono ai ragazzi le sicurezze e, soprattutto, si insegna loro una cultura dell’alibi che, come un boomerang, li colpirà presto in piena fronte”.
Galiano però si sente di andare oltre e sottolineare che, in fondo, la signora in questione non ha tutti i torti: “Il problema esiste. In Italia si danno più compiti che nel resto d’Europa: 8.7 ore settimanali in media, dietro solo ai russi. In Finlandia, per dire, le ore sono poco più di due, e loro hanno i risultati migliori di tutti. Se ne danno spesso troppi e senza una pianificazione reale; senza dedicare poi il giusto tempo alla correzione; soprattutto, infine, senza tenere conto che non tutti gli studenti sono uguali”, ha detto, facendo un paragone con altre realtà.
Secondo il prof non si può dare lo stesso carico di compiti a casa a tutti gli alunni: “Sì, il grosso e vero problema dei compiti per casa è questo: dati nella giusta misura servono, eccome se servono, ma solo a quegli studenti che godono del giusto supporto famigliare e che hanno imparato a pianificare per bene il proprio tempo. Per gli altri sono spesso fonte di stress, e generano nel tempo sempre più divario, fino a portare a veri e propri fenomeni di demotivazione e rifiuto della scuola”.
“Se la scuola desse gli stessi mezzi a tutti – per esempio: orario pomeridiano dedicato esclusivamente ai compiti, per dirne solo una – eccome se il loro svolgimento servirebbe. Ma poiché, spesso, l’atteggiamento è assegnarli senza neanche controllare quanti compiti hanno dato i colleghi per lo stesso giorno e poi dire semplicemente ‘Dovete farli, è il vostro dovere!’, ecco che la macchina presto si rompe”, ha aggiunto.
Ecco la riflessione finale dell’insegnante: “Molti, troppi studenti partono già svantaggiati prima ancora di mettere piede in classe: vogliamo essere per loro un ostacolo o un aiuto a raggiungere i loro traguardi?”, ha concluso.
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