Puntualmente, sui mezzi d’informazione, si riaprono le polemiche fra i fautori dei compiti “frequenti e abbondanti” (perché tanto gli studenti sono abilissimi a ridurseli da soli) e coloro che li giudicano eccessivi e spesso didatticamente inutili. E a questa schiera appartengono, non solo molti genitori e alunni stressati da ‘carrettate’ quotidiane di compiti – che poi si ripercuotono anche su parenti e baby sitter – ma anche illustri pedagogisti e molti docenti delle nuove generazioni. E in tanti si interrogano pure sull’opportunità di impegnare o meno gli alunni anche durante le vacanze natalizie e pasquali, e il sabato e la domenica.
A questo proposito si ricorda la circolare ministeriale (la Si potrebbe obiettare che molte cose sono cambiate nell’organizzazione del tempo-scuola, grazie all’autonomia e alle sperimentazioni, ma quel che è certo è che le condizioni e i ritmi di vita delle famiglie non sono mutati, anzi sono di gran lunga peggiorati.
Purtroppo, la questione dei compiti a casa è molto più ampia ed è legata a problemi strutturali del nostro sistema scolastico, come la limitata diffusione del tempo pieno alle elementari (solo il 22% delle classi) e del tempo prolungato nella scuola media (solo il 30%); la settimana corta alle superiori, adottata solo in pochi istituti dell’area tecnica e professionale; la presenza di mense scolastiche e le scarse risorse degli Enti Locali. Tuttavia, sarebbe opportuno che nei consigli di classe si rileggesse con più attenzione la