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Compiti a casa: meglio non assegnarli, ma se li si assegna bisogna correggerli tutti e sempre. Il “regolacompiti” di Maurizio Parodi

Sul tema dei compiti a casa la discussione è sempre molto accesa.
C’è chi pensa invece che l’esercizio individuale a casa sia del tutto indispensabile per consolidare adeguatamente quando appreso in classe mentre c’è chi ritiene che i compiti a casa debbano essere eliminati del tutto in quanto non hanno una comprovata utilità.
Fra i sostenitori di quest’ultima ipotesi c’è da sempre Maurizio Parodi, ex dirigente scolastico genovese, autore anche di alcuni fortunati libri sull’argomento (Basta compiti, Così impari, per una scuola senza compiti, I compiti fanno male). Nelle scuole che ha diretto ha anche dato indicazioni precise ai docenti.

Per esempio in una sorta di decalogo (in realtà i punti erano 11) per gli insegnanti Parodi scriveva: “Nessuna norma impone l’assegnazione dei compiti a casa (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di non assegnarli nel fine settimana e durante le vacanze”.

Le prime due regole sono già di per sé “dissuasive”: “I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.  I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti perché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare”.

Con una attenzione anche al diritto allo svago, al gioco e al riposo che persino le organizzazioni internazionali riconoscono ai bambini:  “I compiti non fatti non possono essere ‘recuperati’ sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai ‘disciplinare’, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto”.
Una regola importante riguarda le classi a tempo pieno, nelle quali “non si assegnano compiti poiché le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele”.

E, se proprio si vogliono dare compiti bisogna assicurarsi che l’impegno giornaliero sia contenuto:

– 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
– 20 minuti nelle classi seconda e terza
– 30 minuti nelle classi quarta e quinta
– 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado
– 50 minuti nelle classi seconde
– 60 minuti nelle classi terze.

Ma c’è anche dell’altro: secondo Parodi, infatti, “non devono essere assegnati compiti ‘di punizione’, pratica didatticamente aberrante e inammissibile che svilisce lo studio, l’impegno degli studenti e ne tradisce il senso”.
Infine “non devono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni, in quanto agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il ‘diritto al riposo e al gioco’), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti”.

Reginaldo Palermo

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