È uno dei temi più discussi e ricorrenti, uno di quegli argomenti sui quali tutti sembrano avere lo stesso diritto di parola e le stesse competenze per affrontarlo: i compiti a casa. Se risaliamo indietro nel tempo fino al 1990, troviamo che “Les devoirs à la maison” è il primo saggio spartiacque che accende il dibattito e lo allarga all’opinione pubblica, che si divide in favorevoli e contrari. Nel nostro caso, l’autore del libro, Philippe Meirieu, docente e pedagogista di fama internazionale, mise in dubbio il valore di uno dei pilastri fondanti dell’istituzione scuola, una pratica centenaria su cui nessuno aveva mai osato discutere: i compiti a casa, per l’appunto, “accusati” in estrema sintesi di appesantire il tempo libero degli studenti – a scapito di un tempo di riposo, di attività sportive, culturali o altro ancora – e di accrescere le disuguaglianze sociali. Un conto, secondo Meirieu, è fare i compiti a casa in ambiente borghese, sereno e ricco di risorse umane (genitori che ti aiutano) e culturali, un altro è provare a farli in contesti di degrado socio-economico.
Oggi, a scuola appena finita, IlSole24Ore pubblica un sondaggio realizzato dall’Osservatorio sulla didattica digitale di MyEdu che sembra aver dato un’inattesa risposta all’annoso quesito: i compiti a casa sono utili, sostengono i genitori intervistati e – a sorpresa – il giudizio positivo è condiviso da buona parte dei ragazzi dai 14 ai 16 anni sentiti dai sondaggisti.
MyEdu, si legge sul suo sito, è “una casa editrice che da oltre vent’anni progetta e sviluppa risorse e strumenti per la didattica digitale, per rispondere alle esigenze della scuola italiana, supportando studenti, genitori e insegnanti per tutto il percorso della scuola dell’obbligo”.
Secondo i dati forniti da IlSole24Ore, MyEdu ha analizzato un campione di 2.741 famiglie: la quasi totalità dei genitori, circa il 90%, considera i compiti a casa utili. La percentuale scende, ma rimane comunque alta (69%) tra i ragazzi. Il 5% di questi ultimi ritiene, addirittura, che il volume di compiti assegnati sia scarso, mentre il 24% lo ritiene troppo gravoso.
Le risposte dei giovani studenti stupiscono – sottolinea il quotidiano economico – soprattutto se confrontate con quelle fornite dai loro coetanei intervistati, sempre da MyEdu, nel corso dell’indagine dell’anno scorso: in quella occasione venne fuori, infatti, che il grande sogno dei ragazzi era una scuola senza compiti. Insanabile incoerenza? Oppure, come sospettano gli esperti della piattaforma educativa, c’è una connessione tra i compiti a casa e il supporto dell’intelligenza artificiale? Con ChatGPT o altre applicazioni simili che promettono un aiuto infallibile anche in questo ambito strategico per migliaia di studenti..
Ecco perché – conclude IlSole24Ore – “sicuramente l’Osservatorio MyEdu del prossimo anno scolastico 2024/2025 punterà ad indagare un’eventuale connessione tra i compiti e il supporto dell’intelligenza artificiale”.
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